Il lungo anno di restrizioni per la pandemia e le poche probabilità di svago, consentono ampi spazi per una riflessione sul proprio futuro professionale e non solo.
Sono un dipendente privato di 52 anni, con un figlio di 15 anni. Lavoro full time con reddito annuo lordo di 48mila euro (da 25 anni). Il patrimonio mobiliare è di 200mila euro (20% fondi azionari, 60% conti deposito, 20% liquidità). Riusciamo a risparmiare tra i 9 e i 12mila euro all'anno. Le esigenze future sono connesse agli studi del figlio, con necessità di piccoli adeguamenti o ristrutturazioni dell’abitazione attuale, eventualmente sfruttando gli incentivi statali. Con eventuali somme da destinare allo svago o al cambio auto. Stavo valutando la possibilità di cambiare lavoro per gli ultimi 10-12 anni, accettando una riduzione della retribuzione fino a un reddito annuo lordo di 30mila euro annui a fronte di una riduzione dell'orario di lavoro (part time) o comunque di stress e trasferte all'estero.
Ho iniziato a lavorare nel 1996. La pensione è tutta con il metodo contributivo. Da proiezione del sito Inps, dovrei andare in pensione tra 17 anni quando sarò 69enne. Vorrei riscattare cinque anni di laurea con il riscatto agevolato che mi consentirebbe un pensionamento più ravvicinato: tra 14 anni a 66 anni (pagando 20mila euro). Ovviamente con le regole attuali. Il mio tasso di sostituzione lordo è pari ali'85% circa. Un dato che ritengo buono: nei primi anni di lavoro guadagnavo di più essendo spesso in trasferta all'estero. Non ho pensioni integrative, visto il tasso di sostituzione, la bassa inflazione e il mio aumento retributivo ormai stabilizzato (che valuto dell'1% da qui alla pensione). Mi riservo di valutare l’iscrizione al fondo pensione di categoria con contributo datoriale, in caso di cambio occupazionale. Ammesso che fra 3-4 anni effettivamente cambiassi lavoro, con retribuzione ridotta rispetto all'attuale, mi confermate che il metodo contributivo non considera in alcun modo la minor retribuzione degli ultimi 10 anni, ma semplicemente considera tutto il montante rivalutato negli anni?
RISPONDE CONSULTIQUE
In base a quanto indicato, sembra che il lettore abbia intenzione di effettuare il riscatto della laurea agevolato. Considerando la sua età anagrafica, il periodo da riscattare dovrebbe essere ante 1996. Il Decreto-Legge 4 del 28 gennaio 2019 ha introdotto la facoltà del riscatto agevolato per gli anni di corso successivi al 1° gennaio 1996 e per coloro che sono privi di anzianità contributiva al 31 di cembre 1995. Tuttavia, la recente Circolare Inps numero 6 del 22 gennaio 2020 ha esteso la platea dei lavoratori che possono richiedere tale forma di riscatto. In particolare, il riscatto di laurea si può ora richiedere anche se il periodo si colloca negli anni ante 1996 a condizione di richiedere il ricalcolo contributivo dell'intera posizione. In tal caso essendo già il periodo lavorativo tutto contributivo, il riscatto agevolato sarà anch'esso di tipo contributivo. Pertanto, alla luce di questa Circolare, anche in caso di una retribuzione ridotta nei prossimi anni, la sua futura pensione terrà solo conto del montante contributivo e del coefficiente di trasformazione al momento della pensione. Quindi nel caso avesse una retribuzione minore il suo montante contributivo sarà minore. Diversamente, riscattando la laurea con il riscatto tradizionale, a fronte di un costo molto più oneroso, avrebbe la possibilità di accedere al pensionamento con il sistema misto, sempre che i suoi anni di studio come ipotizzato fossero ante 1996.
In questo caso per la quota di pensione calcolata con il sistema retributivo (che nel suo caso corrisponde al periodo del riscatto tradizionale di laurea), si farà riferimento alla retribuzione degli ultimi 10 anni ante pensionamento. Pertanto, i redditi più bassi ante pensionamento renderebbero meno vantaggioso il riscatto tradizionale di laurea.
10/03/2021