Vi sottopongo il dubbio che sempre più mi assale circa la convenienza del riscatto della laurea. Sto pagando le rate del riscatto in forma agevolata ai miei tre figli: uno del 1990 (laurea 2015) e due gemelli del 1992 (lauree 2018 e 2019), che fortunatamente hanno cominciato a lavorare come dipendenti nel settore privato, in maniera quasi continuativa, a partire da un anno dalle rispettive lauree.
Da alcune vostre risposte, fornite a quesiti inerenti l’argomento, sembrerebbe che l’incremento di pensione consentito dal riscatto agevolato sarebbe intorno ai 20 euro al mese mentre potrebbe essere nullo il vantaggio di anticipare l’età del pensionamento, sfruttando l’anzianità contributiva, visto l’anno di nascita e l’epoca di inizio lavorativo. Al riguardo, l’Inps dà delle risposte vaghe. Sussistono comunque i vantaggi dati dalla possibilità delle detrazioni fiscali nel 730.
Peraltro, a testimoniare la preoccupazione mia e di mia moglie (entrambi pensionati settore pubblico) per l’incertezza del quadro futuro in questo ambito, stiamo versando a un fondo pensione aperto (Secondapensione, espansivo) circa 2.000 euro/anno a ciascuno dei gemelli, mentre il fratello contribuisce autonomamente al proprio fondo negoziale(Fon.te).
In questo scenario alquanto incerto, ci si chiede se valga ancora la pena continuare con il pagamento delle rate del riscatto. Meglio impiegare le somme per incrementare il fondo aperto (che beneficiano ugualmente dei vantaggi fiscali) o altri impieghi alternativi?
Innanzitutto il suo caso ci permette di evidenziare come nell’attuale quadro normativo le famiglie considerate numerose, come la sua, sono ancora penalizzate visto che ogni anno è possibile portare in deduzione fino a 5.164,57 euro di contributi versati alla previdenza complementare (chi ha più figli potrebbe trovarsi a non riuscire a stare in questo tetto).
Venendo alla sua domanda abbiamo chiesto un parere a Consultique. «In base alle regole vigenti (si veda scheda) il riscatto della laurea consente di anticipare la data di pensionamento se ci si è laureati in corso e si ha subito intrapreso con continuità l’attività lavorativa – spiega Paola Ferrari, Cfa e analista ufficio studi e ricerche di Consultique –. Questo perché in tal modo i 42 anni e 10 mesi (o 41 anni e 10 mesi se donna) oggi necessari si raggiungeranno prima dei 64 anni di età».
Ipotizzando che i figli del nostro lettore non anticipino la data di pensionamento, semplificando i calcoli, e considerando il coefficiente di trasformazione a 64 anni in vigore oggi pari a 5,060%, l’incremento di pensione lorda annua è attorno a 1.356 euro, ovvero a 104 euro lordi annui su 13 mensilità».
Mentre il riscatto della laurea è interamente deducibile, i contributi alla previdenza complementare sono deducibili nel limite massimo di 5.164,57 euro l’anno. «Solitamente non consigliamo di versare nei fondi pensione un importo superiore a questa soglia, considerando anche i vincoli di liquidabilità – spiega Ferrari–. I risparmi aggiuntivi possono essere accantonati in strumenti finanziari, per esempio attraverso un Pac in Etf con costi bassi e facilmente liquidabili».
La scelta del riscatto (che costa in tutto 26.800,95 euro a figlio) assume una connotazione soggettiva. La data di pensionamento dei figli è molto lontana, quindi la normativa potrebbe cambiare, si pensi per esempio a quota 102 o all’opzione donna. «Se al momento non c’è convenienza in termini di decorrenza (non riescono infatti, con le attuali regole, ad accedere alla pensione anticipata), non vuol dire che non ci sarà nemmeno in futuro – conclude Ferrari che ricorda che il riscatto può essere sospeso e poi ripreso successivamente–.
La scelta è da valutare, oltre che guardando all’aliquota marginale con cui si calcolano le deduzioni spettanti (più alti sono i redditi più si risparmia), considerando anche il patrimonio finanziario e immobiliare in quanto le somme versate all’Inps non si avranno fino al pensionamento e l’investimento nei fondi pensione è anch’esso vincolante». È fondamentale effettuare una pianificazione finanziaria per comprendere tutte le entrate e le uscite attuali e prospettiche per giudicare la sostenibilità delle scelte rispetto ai propri obiettivi.
Francesco Brichese