Lievitano i costi per assicurarsi almeno il capitale versato
Potrebbe essere l’inizio di una lunga agonia. I fondi pensione negoziali e i fondi pensione preesistenti fanno sempre più fatica a trovare una società di gestione o compagnia di assicurazione disposte a gestire i comparti garantiti. Nate nel corso del 2007 per accogliere il Tfr dei lavoratori che aderivano alla previdenza complementare con il silenzio assenso, le linee garantite hanno attratto in questi anni anche i lavoratori più prudenti, spaventati dalla volatilità sui mercati. Al 30 settembre scorso il 25% degli oltre 2,7 milioni degli iscritti ai fondi pensione negoziali è posizionato su una linea garantita. E i risultati conseguiti in questi anni non sono stati esaltanti, anche se all’inizio erano nati per garantire almeno un rendimento in linea con quello del Tfr.
Il confronto con il Tfr
«Nel 2017 - afferma Paola Ferrari dell’ufficio studi di Consultique - nessuna linea garantita dei fondi negoziali ha reso più del Tfr e nemmeno spostando l’orizzonte temporale sugli ultimi 3 anni. Solo sulla distanza di 5 anni è possibile individuare diversi comparti con rendimenti superiori alla rivalutazione offerta dal Tfr. Ormai la maggioranza di questi comparti offre solo garanzie di restituzione del capitale». Con i tassi di interesse ridotti ai minimi termini da anni è ormai difficile trovare gestori che offrano garanzie di rendimento interessanti. «Fino al 30 giugno scorso - spiega Ferrari - la linea garantita del fondo Byblos offriva un tasso di rendimento minimo garantito del 2%. Adesso, sui contributi versati a partire da luglio 2017, il minimo garantito è sceso all’1%. Poi c’è Laborfonds che offre ancora come garanzia la capitalizzazione dei risultati di rendimento conseguiti nell’anno precedente e Fonte che offre la garanzia del capitale rivalutato in base all’inflazione».
Le prime chiusure
Bassi livelli di garanzia che, associati ai costi sempre più elevati che i gestori richiedono per assicurarli, stanno spingendo diversi fondi negoziali e preesistenti a riorganizzarsi per limitare le nuove adesioni ai comparti garantiti. Alcuni hanno già pensato di eliminarli, anche perché dotarsi di una linea garantita è una possibilità “subordinata” che non può prescindere dall’offerta presente sul mercato: sono sempre meno i gestori interessati a stipulare convenzioni per le linee garantite dei fondi pensione.
Le prime avvisaglie si sono manifestate con la chiusura del comparto garantito del FondoSanità. A fine 2016 i vertici del fondo di previdenza complementare delle figure professionali che operano in ambito sanitario (medici,infermieri, odontoiatri e farmacisti) hanno dovuto prendere atto che nessuna casa d’investimento o compagnia di assicurazione ha voluto partecipare al bando di gara indetto per selezionare il gestore del comparto garantito per il successivo quinquennio. Tutti i tentativi di convincere un gestore ad assumersi questo incarico sono andati a vuoto a causa delle persistenti condizioni di mercato caratterizzate da rendimenti molto contenuti sulle asset class in cui investono tipicamente questi comparti. La Covip in quel caso non ha avuto problemi a dare il via libera alla chiusura del comparto, anche perché nel FondoSanità non è prevista la destinazione tacita del Tfr.
Qualche mese prima anche il fondo pensione preestistente dei dipendenti di Mps è stato “costretto” a sopprimere il comparto garantito dichiarando l’impossibilità di assicurare agli aderenti più prudenti una linea di gestione con un rendimento minimo garantito o quantomeno la restituzione del capitale. A inizio 2018 è stata la volta del Fondo pensione complementare dei giornalisti ad avere difficoltà a trovare società che accettino di garantire il rendimento paragonabile a quello del Tfr e i vertici del fondo stanno cercando una soluzione alternativa. In questi casi la Covip, una volta accertata l’effettiva necessità di arrivare a tale scelta, verifica che siano posti in essere tutti i presidi di tutela per gli iscritti ovvero che vengano individuate soluzioni alternative, per la gestione della posizione degli iscritti, che vengano indicati i tempi e le altre condizioni del trasferimento a un altro comparto, che sia assicurata piena e adeguata informativa agli aderenti anche rispetto a eventuali opzioni disponibili. E per chi non li rispetta dovrebbero scattare le sanzioni.
Gestori cercansi
Gli ultimi bandi per gestire le linee garantite di Fopadiva e Astri sono stati aggiudicati a inizio 2018 ad Amundi. La casa di gestione a luglio scorso ha anche “vinto la gara” per gestire i comparti garantiti di Foncer e Priamo. L’unico “concorrente” che Amundi sembra avere ancora è Unipol, che ad agosto 2017 si è aggiudicato il mandato per il comparto garantito di Eurofer. Le compagnie non sono più disponibili a sottoscrivere nuovi contratti, soprattutto per i vincoli derivanti dalle regole di Solvency2 in materia di riserve patrimoniali da accantonare a fronte dei rischi delle garanzie coperte.
Anche il fondo di previdenza Mario Negri ha avuto di recente dei problemi, poi risolti, a trovare un gestore. Adesso è in corso il bando di gara per la linea garantita del fondo pensione dei dipendenti Bipiemme. Garanzie che a leggere i bandi o i contratti di mandato già firmati, sono anche costose: per la sola restituzione del capitale versato il fondo pensione arriva a pagare anche lo 0,8-0,85 per cento.