L’emissione
L’obbligazione strutturata non subordinata prevede il pagamento di cedole trimestrali al tasso del 2,40% annuo dal novembre 2015 al dicembre 2017 (lo stacco cedola è previsto proprio oggi 30 dicembre), mentre da qui fino a scadenza di fine 2020 le cedole corrisponderanno l’Euribor a tre mesi maggiorato dello 0,25%. Comunque sia l’andamento del tasso variabile, le cedole non saranno mai di importo inferiore a zero, né maggiori del 4%. Inoltre, visto che i tassi sono rimasti in territorio negativo - e ci si attende che continuino a rimanerci ancora -, il bond potrebbe non pagare alcuna cedola (o saranno molto basse) fino alla scadenza.
Gli scenari di probabilità
«Questo bond - spiegano da Consultique - ha una probabilità del 7,88% di perdere circa 59,12 euro su 100 iniziali (valore di recupero di 40,88 euro) e nel 92,12% dei casi può consentire un guadagno dato da un rimborso atteso di 101,68 euro (sempre su 100 iniziali). Questi scenari risultano coerenti con un prezzo di 96,30 euro e un valore di recupero in caso di default di 40 euro ogni 100 di nominale. Considerata la scadenza del titolo (tra 3 anni) e la non subordinazione - concludono gli analisti veronesi - il profilo di rischio è contenuto e il rendimento (1,20% annuo) è interessante».
La situazione della banca
Il gruppo nato lo scorso gennaio dalla fusione di Verona e Milano, è alle prese con una razionalizzazione del bilancio con l’obiettivo di ridurre gli Npl. Martedì scorso sono stati venduti pro-soluto due portafogli di crediti in sofferenza non collateralizzati per un valore complessivo di 1,8 miliardi di euro (salgono così a oltre 4,5 miliardi le cessioni di Npl sugli 8 miliardi previsti entro il 2019) che andrebbe contabilizzato nel bilancio del 2017. Nel frattempo, la società di rating Dbrs ha confermato il rating BBB (low) portando però l’outlook a negativo.
Banco-Bpm è ancora uno degli istituti più penalizzati in Italia data l’entità di crediti deteriorati in portafoglio (13% sul totale dei crediti), comunque in diminuzione rispetto al dato del Banco Popolare dello scorso anno. Dall’ultima trimestrale risulta poi che il gruppo è in utile (3 milioni circa, incluso l’impatto della fusione) anche se si comprimono sia la raccolta, sia il margine di interesse. Insomma, il gruppo sta cercando di diminuire la rischiosità degli attivi, attualmente superiore rispetto alla media degli altri grandi istituti, ma non si notano segnali preoccupanti nei confronti dei bondholder.