L’obbligazione senior della banca ha oggi solo il 5% di probabilità di subire una perdita. La liquidità è però scarsa
Una buona e una cattiva notizia sul bond del Credito siciliano acquistato dal lettore di «Plus24»: la prima è che il rischio complessivo è davvero basso, la seconda invece “impone” che la vendita non potrà avvenire prima di due anni e mezzo. Vediamo il perché.
Il bond del credito siciliano
L’obbligazione ordinaria non subordinata (detta anche “senior”, ha cioè priorità di rimborso in caso di dissesto della banca) emessa dalla banca del gruppo Credito Valtellinese, prevede il pagamento di cedole semestrali dell’1,20% dal febbraio 2017 al febbraio 2020.
Il titolo è scambiato sul sistema multilaterale di negoziazione Hi-Mtf (mercato order driven), cioè un circuito parallelo ai mercati regolamentati dove sono quotate numerose obbligazioni di banche popolari.
Gli scenari di probabilità
«Questo bond - spiegano gli analisti di Consultique, Società di consulenza finanziaria (Scf) di Verona - ha una probabilità del 4,76% di perdere circa 59 euro su 100 iniziali (valore di recupero circa 40,93 euro) mentre nel 95,24% dei casi può consentire un guadagno interessante (rimborso atteso di 102,64 euro su 100 iniziali). Questi scenari - precisano i consulenti finanziari autonomi veneti - sono stati elaborati in coerenza con l’unica quotazione disponibile del bond e con quella di altre simili emissioni obbligazionarie appartenenti al gruppo Credito Valtellinese: tutti quotati su Hi-Mtf e tutti con scarsa liquidità. Scadenza ravvicinata (meno di tre anni) e seniority elevata consentono comunque di definire una rischiosità bassa».
La situazione della banca
La semestrale presentata dall’istituto di credito porta i chiari segni di uno sforzo molto intenso per il miglioramento della qualità dei crediti e per la riduzione dei costi di struttura. Anche se il rapporto di copertura dei crediti deteriorati rimane stabile al 41%, un dato non proprio in linea con la media di sistema, si nota una netta diminuzione dello stock di crediti in sofferenza (-52% dal 31 dicembre) e dei crediti deteriorati (-25%, sempre dalla fine dell’anno scorso). Anche a livello di struttura si è operato un taglio di filiali e si è cercato di agevolare l’uscita di un discreto numero di dipendenti.
Tutte queste azioni di risanamento, ovviamente, non sono indolori sui bilanci. Infatti, gli indici di solidità mostrano un peggioramento dovuto alle perdite e alle rettifiche eseguite. Il Cet1 si assesta al 10,5% (richiesto al 7,75% dalla vigilanza) mentre il Total capital ratio al 12,5% (richiesto 11,25%). I margini della banca sui minimi richiesti a questo punto diventano molto stretti.
Anche sul lato reddituale si deve registrare una perdita di periodo dovuta in gran parte, come detto in precedenza, alle rettifiche. Va però rilevato che, rispetto alla semestrale 2016, risultano in calo tutti i margini a partire da quello di interesse (-5,84%) e, nonostante gli sforzi sui costi del personale, in generale gli oneri sono diminuiti in misura inferiore.