Cambia il risparmio degli italiani ma i rendimenti latitano ancora

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Cambia il risparmio degli italiani ma i rendimenti latitano ancora

Cambia il risparmio degli italiani ma i rendimenti latitano ancora

 

Il problema è principalmente di cultura finanziaria “generale” e anche legato alla storia italiana in materia di debito pubblico.

Offrendo tassi di interessi allettanti per diversi anni (sia per gli investimenti a breve, come i BOT, sia per quelli a medio lungo, come i BTP), lo Stato è diventato a tutti gli effetti una scelta preferenziale per gli investitori italiani.
A ciò si aggiunge lo storico spread pagato dal debito italiano, rispetto ad altri investimenti in titoli di Stato di altri Paesi.
Il tutto ha distorto la visione dell’investitore medio circa la corretta allocazione degli investimenti, facendogli perdere di vista sia la logica della diversificazione tra asset class, sia alcuni principi di differenziazione geografica.
Se una volta il BOT o il BTP “salvavano” il rendimento di un portafoglio con le loro cedole, oggi questo non è più possibile, provocando a volte anche una certa sorpresa nell’investitore che non vede più i rendimenti del passato; all’epoca, il denaro veniva vincolato con buoni postali e BTP e si tendeva a “dimenticare” l’investimento, aspettando la fine del vincolo o la scadenza.
L’altro punto è relativo al concetto di cultura finanziaria in senso stretto: l’investitore italiano ha probabilmente poca pazienza e poca attenzione verso la gestione del proprio denaro, non essendo in cima alle proprie priorità di vita. Gli è più congeniale dedicare del tempo alla scelta di un’auto o di un cellulare nuovo piuttosto che concentrarsi sui propri obiettivi di vita, sulla programmazione degli anni a venire, sulla pianificazione previdenziale ed assicurativa.
Il risparmiatore italiano è prudente e poco avvezzo alle azioni e quando le utilizza è perché viene attirato o dai facili guadagni o da proposte di investimento che negli ultimi anni hanno mostrato tutta la loro fallacia (come non citare il caso delle azioni delle banche non quotate, che avrebbero dovuto essere sicure e remunerative?).
Spesso la mancanza di visione a lungo termine impedisce di coltivare le componenti a rischio del proprio portafoglio, per un estremo timore di eventi avversi e non conoscenza dei temi della pianificazione.
Anche il sistema bancario ha delle responsabilità: da un lato perché molti prodotti sono troppo onerosi, come più volte noi consulenti Fully Independent abbiamo fatto notare, dall’altro perché a volte mancano i basilari concetti di diversificazione, con portafogli sbilanciati in termini di rischio specifico, rischio geografico o settoriale.
Ecco perché da sempre noi consulenti slegati dalla distribuzione cerchiamo di sensibilizzare le persone verso la pianificazione patrimoniale con strumenti efficienti e trasparenti, a cui purtroppo, secondo la survey di CONSOB, meno del 40% degli italiani fa ricorso.

 Luca Mainò - cofondatore di Consultique

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