Fonte: Il Sole 24 Ore, 26/06/2004
Capital gain sui Btpi, questo sconosciuto
Maurizio Tarterini (via-email)
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Il BTpi è un titolo del debito pubblico, emesso in Italia; agli interessi e all’eventuale differenza tra quanto rimborsato a scadenza e il valore nominale del titolo stesso, si applicano le disposizioni del D.Lgs. n. 239/1996 e successive modificazioni.
Nei confronti degli investitori residenti nettisti, quali, ad esempio, le persone fisiche, gli enti non commerciali (associazioni, fondazioni, e così via) e i soggetti esenti dall’imposta sul reddito delle persone giuridiche (organi ed amministrazionidello Stato, comuni, province, regioni), trova applicazione l’imposta sostitutiva, nella misura del 12,50%, prevista dal suddetto decreto legislativo, imposta prelevata a titolo definitivo salvo che i proventi non siano conseguiti nell’esercizio di un’attività commerciale.
E’ necessario tuttavia operare un’analisi distinta tra capitale rimborsato a scadenza e interessi da cedola, posto che per essi il Decreto di emissione stabilisce differenti regole di maturazione. Per ciò che concerne l’eventuale incremento sul capitale dovuto alla scadenza in ragione dell’indicizzazione secondo le regole fissate dall’articolo 4 del decreto di emissione, il prelievo di cui al D.Lgs. n. 239/1996, non può che applicarsi dal momento in cui detto incremento diviene noto, ossia quando (in prossimità della scadenza ma prima della stessa) saranno resi noti i dati necessari per calcolare il valore di rimborso. Secondo la società di consulenza Consultique, fino a tale momento l’incremento valutato in via probabilistica dal mercato non può costituire, invece, provento soggetto alle disposizioni del D.Lgs. n. 239/1996, e, di conseguenza, qualora nelle compravendite sul titolo se ne tenga conto, per effetto degli scambi, si producono delle differenze positive (o negative), dette differenze determinerebbero soltanto un guadagno (o una perdita) in linea capitale in capo a chi le realizzasse. I guadagni o perdite in linea capitale (capital gains), sono soggetti a tassazione secondo le rispettive regole ordinariamente applicabili a ciascun soggetto nettista residente che li abbia realizzati. Quindi in tutti i casi in cui il titolo venga acquistato sul mercato secondario o venga ceduto prima della scadenza, le plusvalenze realizzate sono considerate redditi diversi e pertanto, in base alla normativa sui capital gain, soggetti a tassazione con aliquota del 12,50 per cento.
Il BTp indicizzato è pertanto, dal punto di vista del trattamentofiscale dei proventi, un normale BTp. L’unica differenza è nella formula finanziaria per calcolare gli interessi e la rivalutazione del capitale investito.
Capital gain sui Btpi, questo sconosciuto
- I BTpi emessi lo scorso anno pagano una cedola semestrale e si rivalutano in conto capitale sulla base dell’indice di inflazione europea.Se il titolo viene tenuto fino a scadenza, la differenza fra il prezzo di rimborso e il prezzo di acquisto dovrebbe costituire un capital gain, utilizzabile per compensare minusvalenze accumulate nei quattro anni precedenti nel proprio deposito amministrato.Tuttavia nel sito del Ministero del Tesoro (dt.tesoro.it) pare di capire che si ha un capital gain solo se il titolo viene venduto prima della scadenza, ma non se viene tenuto fino al rimborso. Come stanno le cose?
Maurizio Tarterini (via-email)
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Il BTpi è un titolo del debito pubblico, emesso in Italia; agli interessi e all’eventuale differenza tra quanto rimborsato a scadenza e il valore nominale del titolo stesso, si applicano le disposizioni del D.Lgs. n. 239/1996 e successive modificazioni.
Nei confronti degli investitori residenti nettisti, quali, ad esempio, le persone fisiche, gli enti non commerciali (associazioni, fondazioni, e così via) e i soggetti esenti dall’imposta sul reddito delle persone giuridiche (organi ed amministrazionidello Stato, comuni, province, regioni), trova applicazione l’imposta sostitutiva, nella misura del 12,50%, prevista dal suddetto decreto legislativo, imposta prelevata a titolo definitivo salvo che i proventi non siano conseguiti nell’esercizio di un’attività commerciale.
E’ necessario tuttavia operare un’analisi distinta tra capitale rimborsato a scadenza e interessi da cedola, posto che per essi il Decreto di emissione stabilisce differenti regole di maturazione. Per ciò che concerne l’eventuale incremento sul capitale dovuto alla scadenza in ragione dell’indicizzazione secondo le regole fissate dall’articolo 4 del decreto di emissione, il prelievo di cui al D.Lgs. n. 239/1996, non può che applicarsi dal momento in cui detto incremento diviene noto, ossia quando (in prossimità della scadenza ma prima della stessa) saranno resi noti i dati necessari per calcolare il valore di rimborso. Secondo la società di consulenza Consultique, fino a tale momento l’incremento valutato in via probabilistica dal mercato non può costituire, invece, provento soggetto alle disposizioni del D.Lgs. n. 239/1996, e, di conseguenza, qualora nelle compravendite sul titolo se ne tenga conto, per effetto degli scambi, si producono delle differenze positive (o negative), dette differenze determinerebbero soltanto un guadagno (o una perdita) in linea capitale in capo a chi le realizzasse. I guadagni o perdite in linea capitale (capital gains), sono soggetti a tassazione secondo le rispettive regole ordinariamente applicabili a ciascun soggetto nettista residente che li abbia realizzati. Quindi in tutti i casi in cui il titolo venga acquistato sul mercato secondario o venga ceduto prima della scadenza, le plusvalenze realizzate sono considerate redditi diversi e pertanto, in base alla normativa sui capital gain, soggetti a tassazione con aliquota del 12,50 per cento.
Il BTp indicizzato è pertanto, dal punto di vista del trattamentofiscale dei proventi, un normale BTp. L’unica differenza è nella formula finanziaria per calcolare gli interessi e la rivalutazione del capitale investito.