- 3) Qual è il livello di commissioni accettabile per un Pir? | Quali spese vanno monitorate?
Se la detassazione rappresenta uno dei principali punti di forza di questi strumenti, è fondamentale che le spese siano contenute, per evitare che erodano completamente i benefici fiscali. Come regola generale, occorre verificare che le commissioni di gestione siano in linea con quelle previste in media sui prodotti della stessa tipologia: secondo un’indagine realizzata da Fida, le spese di gestione equivalgono in media all'1,67% per i fondi azionari, allo 0,87% per gli obbligazionari e all’ 1,42% peri bilanciati. Per le classi distribuite alla clientela al dettaglio, ci si può aspettare un costo annuo tra l’1,00% ed il 2,50%, a seconda della tipologia dell'investimento. Con molta probabilità, verranno applicate commissioni di ingresso di entità anche rilevante», avverte Piermattia Menon, analista di Consultique. Se si vuole evitare che il risparmio legato ai benefici fiscali svanisca, è necessario assicurarsi che il prodotto non preveda fee di ingresso e uscita. Anche nel caso delle gestioni patrimoniali, occorrerà prestare attenzione: i fondi verranno inseriti nella gestione probabilmente con una classe istituzionale, che prevede in genere commissioni di gestione dimezzate rispetto alla classe retail. «Ma è verosimile che il risparmio sulle fee annue sia più che compensato dal costo della linea di gestione, che si aggira, facilmente, attorno allì1-1,5% e su cui paga l'Iva al 22%. Un discorso analogo vale per le polizze d'investimento - precisa Menon -. Alle spese dei fondi interni si sovrappongono i caricamenti applicati dalle compagnie assicurative". L'auspicio è che qualche emittente di Etf possa prendere parte al mercato, offrendo prodotti a costi inferiori - vicini allo 0,5% - e senza commissioni d'ingresso. A Piazza Affari, è quotato un solo Etf a replica dell'indice Ftse Mib Cap, che rispetta i criteri d'investimento stabiliti: è commercializzato da Lyxor. Sarebbe necessaria una semplice modifica dei regolamenti del fondo per essere ammesso nel recinto dei Pir. Al momento, però, la società non si sbilancia.
I COSTI
Le commissioni di gestione medie dei fondi
Fondi azionari: 1,65%
Fondi Obbligazionari: 0,87%
Fondi bilanciati: 1,42%
- 5) A chi sono adatti? Quali risparmiatotri posso usarli? Chi farà meglio a evitarli?
Nonostante i benefici fiscali facciano indiscutibilmente gola, i Pir non sono adatti a tutti i profili di rischio. Si tratta di un investimento caraterizzato da una forte esposizione all’Italia, in cui almeno un quinto del portafoglio è destinato ad azioni e debito emessi da società a media e piccola capitalizzazione della Penisola, che potrebbero essere soggette ad ampie oscillazioni e a un rischio liquidità superiore rispetto alle blue chip.
Secondo gli esperti, quindi, i Piani individuali di risparmio, si prestano a rivestire un ruolo satellite — non superiore al 10% del portafoglio — in patrimoni di una certa entità, per garantire un livello sufficiente di diversificazione. «Il solo vantaggio fiscale non giustifica di per sé l'investimento nei Pir. Potrebbero esporre i risparmiatori a un rischio eccessivo se collocati indiscriminatamente fino a rappresentare la parte preponderante del portafoglio. Non vorremmo che ai risparmiatori fosse proposto l’ennesimo investimento rischioso con il pretesto del risparmio sulle imposte. Ovviamente – precisa Piermattia Menon, analista di Consultique – può risultare adatto a chi è alla ricerca di un’esposizione alle piccole e medie imprese italiane e oggi ha l’opportunità di sfruttare le agevolazioni. In ogni caso, la scelta dei titoli da acquistare richiede le competenze di un investitore professionale, specialmente nella selezione delle società. Il “fai da te” – ovvero l’opzione dei futuri Pir in deposito amministrato – è fortemente sconsigliato ai risparmiatori inesperti.