Come Padoan riscatto ok anche per la 29enne

Il questito del lettore su Plus24 del 20 maggio.

Vi scrivo per avere un consiglio sul da farsi nella vicenda dell’eventuale riscatto della laurea di mia figlia, nata a dicembre del 1988, che ha conseguito la laurea in giurisprudenza(durata corso cinque anni) ad aprile 2013, ed il diploma di specializzazione in professioni legali (durata corso due anni) a giugno 2015.
Superato l’esame di Stato, da marzo 2016 è libero professionista presso uno studio legale associato, iscritta all’albo degli avvocati ed alla Cassa forense, presso cui ha iniziato il versamento di contributi nello scorso novembre 2016 all’età di 28 anni.
Su mia insistenza ha inoltrato domanda di riscatto del corso di laurea alla Cassa forense, domanda accolta dalla Cassa con importo da versare di circa 17.600 euro rateizzabili in 10 anni (con interessi del 2,70%).
Mia figlia è però molto dubbiosa sulla convenienza di tale riscatto, sconsigliata tra l’altro dai colleghi dello studio. Secondo me, invece, è conveniente per lei aderire, considerando anche il beneficio fiscale(attualmente il suo reddito è di circa 28mila euro annui); se non ricordo male, i contributi volontari sono deducibili e per tale motivo potrebbe essere pertanto vantaggioso rateizzare i versamenti. Sbaglio? Chi di noi due ha ragione?

L'intervento di Giuseppe Romano

Come quasi sempre capita il consiglio materno appare particolarmente azzeccato. Il riscatto della laurea si rivela particolarmente prezioso per i più giovani, ma si tratta di una facoltà esercitata anche dai più adulti quasi alle soglie del pensionamento. Non è passata inosservata per esempio la notizia che a riscattare gli anni di laurea sia stato lo stesso ministro Pier Carlo Padoan che lo scorso anno ha versato i contributi previdenziali e assistenziali necessari per riscattare gli anni della Laurea in Economia conseguita alla Sapienza di Roma. Quattro anni di contributi, gli sono costati circa 73mila euro e questo ha abbattuto il reddito imponibile.

Ma veniamo al caso specifico di sua figlia che si trova invece a saldare un eventuale conto ben più leggero e anche rateizzabile. Presso la cassa forense può essere infatti riscattato il periodo di corso legale di laurea in giurisprudenza; il riscatto può essere esercitato per uno o più anni a discrezione dell’interessato e solo per anni interi e non coincidenti (neppure parzialmente) tra di loro e con anni di iscrizione alla Cassa di Previdenza Forense o ad altre forme di previdenza obbligatoria per le quali possa essere richiesta la ricongiunzione contributiva».

Gli anni per i quali è stato esercitato il riscatto, comportano un aumento di anzianità di iscrizione e di contribuzione pari al numero degli anni riscattati.
I contributi da riscatto sono integralmente deducibili dal reddito, vengono decurtati dalla base imponibile ai fini Irpef e dunque si risparmia in base all’aliquota marginale (più alta) dello scaglione di appartenenza. La convenienza non solo dipende dal livello dell’aliquota marginale Irpef (dal 23% al 43%) ma anche dall’incremento della pensione.

«Nel caso specifico l’aumento del vitalizio pubblico, a fronte di 17.600 euro versati, dipenderà dalla media (previa rivalutazione Istat) di tutti i redditi relativi alle annualità contributive senza esclusioni – calcola Giuseppe Romano di Consultique –. Più alti saranno i redditi che conseguirà nel tempo più alto sarà l’incremento pensionistico dato dal riscatto di laurea. Così con redditi medi di 28mila euro potrà ottenere un incremento annuo di 1.680 euro per 4 anni di riscatto (quasi 10,5 anni per recuperare sotto forma di pensione quanto versato). Con un reddito medio di 70mila euro annui, invece, l’incremento annuo può salire a 4.200 euro. Nell’ultimo caso si recupera quanto versato sotto forma di pensione in poco più di quattro anni. In sostanza la regola è semplice «Se si pensa di avere redditi durante la vita lavorativa in crescita allora conviene fare subito il riscatto».

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