Mio marito e io siamo due bancari (io ex da un anno e mezzo, avendo scelto la cosiddetta opzione donna). Abbiamo una figlia di quasi 26 anni, laureata che lavora in una farmacia con un contratto triennale, e uno stipendio “lusinghiero” di circa 1,500 euro, domeniche escluse.
L’abbiamo iscritta a un fondo pensione (poco esposto sull’azionario) nel 2013 dove versiamo mille euro all’anno. In più le abbiamo aperto un piano di accumulo su un fondo azionario internazionale di 200 euro a bimestre.
Poco meno di due anni fa, quando la ragazza era senza reddito, abbiamo fatto la richiesta di conoscere il valore del riscatto della laurea che non ci è ancora pervenuto dall’Inps, ma in base a calcoli fatti da noi, dovrebbero chiederci circa 20mila euro (per i cinque anni di università).
Io ho letto e riletto richiesta analoghe fatte da genitori spaventati come noi e la vostra risposta, tendenzialmente è sempre stata la seguente: il riscatto della laurea non serve ad andare in pensione prima, ma a ottenere una pensione più “importante”. Ora però vi chiedo che vantaggio avrei a versare 20mila euro all’Inps, che li restituirà a mia figlia, chissà quando, mentre se io oggi, le faccio un piano di accumulo, o un versamento unico su un fondo, che può essere di qualunque genere, a mia scelta, le metto ugualmente a disposizione una somma, che non è vincolata per tutta la vita lavorativa?
Aggiungo che le abbiamo comperato un appartamentino con un mutuo abbastanza importante, per il quale siamo i garanti, e con un tasso molto basso, grazie anche alle agevolazioni concesse dalla banca ai dipendenti.