Il miglior rendimento complessivo (+57,33%) è andato ai 10mila aderenti della linea garantita di Byblos
Sono passati dieci anni da quando milioni di lavoratori sono stati chiamati a scegliere dove destinare il proprio Tfr, durante il “semestre del silenzio assenso” che terminava il 30 giugno 2007. All’epoca, di fronte al bivio di mantenere il Tfr in azienda o destinarlo al fondo pensione, la maggioranza dei lavoratori aveva deciso di non percorrere la strada della previdenza integrativa.
A fine 2006 gli iscritti a una forma di previdenza complementare erano 3,3 milioni. A fine 2007 erano saliti a 4,6 milioni: secondo gli ultimi dati Covip a fine settembre scorso, considerando le duplicazioni di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, gli iscritti sono 8,1 milioni. Oltre 3,4 milioni hanno sottoscritto i Pip, 1,3 milioni i fondi pensione aperti, 653mila i fondi preesistenti e 2,7 milioni i fondi pensione negoziali. Su un bacino di 11,1 milioni di potenziali lavoratori aderenti ai fondi pensione di categoria, il tasso di adesione è del 24,5%: si va da circa il 100% dei fondi Fopen e Prevedi, allo 0,7% del FondoSanità.
Ad analizzare i rendimenti offerti dai comparti dei fondi esistenti al 30 giugno 2007, la gran parte degli aderenti può ritenersi per ora soddisfatto: i rendimenti medi nell’ultimo decennio dalle diverse tipologie di fondi sono stati superiori alla rivalutazione del Tfr che è stata pari al 24,83% al netto delle tasse (28,25% al lordo). Nello stesso periodo i comparti azionari e bilanciati hanno conseguito un rendimento medio rispettivamente pari al 41,3% e 44,2%, le linee obbligazione del 40,8%, mentre i comparti garantiti hanno evidenziato un rendimento medio del 28,49%. Ed è soprattutto tra i comparti di quest’ultima categoria che è possibile individuare i fondi che hanno reso meno del Tfr (vedi grafico a lato).
La discesa dell’inflazione negli ultimi anni non ha aiutato il Tfr lasciato in azienda che si rivaluta per un tasso pari al 75% dell’indice del carovita più l’1,5%. Nei fondi pensione, invece, il rendimento del montante accumulato dipende dall’andamento dei mercati finanziari. «Tra le linee azionarie e bilanciate hanno tratto il maggior beneficio», spiega Giuseppe Romano, responsabile dell’Ufficio Studi di Consultique, «quelle che hanno investito una parte significativa del portafoglio sulla Borsa statunitense: pur considerando il crollo del 50% subito da giugno 2007 a marzo 2009, l’indice S&P500 nel decennio ha messo a segno una performance complessiva in euro pari al 137% comprensivo dei dividendi. I listini dell’area euro, invece, hanno guadagnato nello stesso arco temporale solo il 25%. Sul fronte obbligazionario, invece, i titoli di Stato dell’Eurozona hanno reso in media tra il 27 ed il 67% a seconda della duration considerata (1-3 anni 27%, 3-5 anni 48%, 5-7 anni 67%). Ciò ha favorito le linee garantite e obbligazionarie che hanno scommesso di più sulla parte lunga della curva».
Tra tutti comparti a sorpresa spicca in positivo la linea garantita del fondo Byblos che ai circa 10mila aderenti ha offerto nel decennio un rendimento del 57,33%. Dall’ultima relazione di bilancio disponibile il patrimonio di questo comparto emerge che a fine 2016 era investito per il 5% nell’Etf azionario Amundi Msci Emu e per il restante 95% in BTp, con una duration media del 5,3 per cento.