ESG: LO SCREENING GREEN PREMIA L’INVESTITORE
Non basta una coscienza verde. L’esposizione al rischio ambientale è la chiave per leggere le performance, Per Hsbc, il 61% degli investitori europei vuole evitare investimenti con impatto negativo sull’ambiente.
Il rispetto dell’ambiente rende e renderà sempre di più. Può essere quindi una variabile importante da considerare quando si investe per garantirsi un ritorno importante anche in momenti di mercato difficili come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria mondiale. D’altra parte, secondo la survey 2020 di Hsbc “Sustainable Financing and Investing”, gli emittenti del mercato europeo dei capitali attribuiscono una maggiore importanza alla finanza sostenibile rispetto a un anno fa. Gli investitori europei sono quelli che sentono maggiormente la responsabilità di evitare investimenti che comportino un impatto negativo sull’ambiente e sulla società (61%, in contrapposizione al 53% a livello globale). “La finanza sostenibile è diventata uno dei temi cardine dei mercati dei capitali più velocemente di quanto ci aspettassimo e, di conseguenza, gli accordi Esg vengono sempre più spesso giudicati come un asset tradizionale piuttosto che un riflesso dell’impegno verso le questioni sociali e ambientali”, ha dichiarato Daniel Klier, global head of sustainable finance di Hsbc.
In particolare, guardando all’analisi dei dati Morningstar/Sustai-nalytics che prende in considerazione la componente di rischio ambientale, “si evidenzia come una minore esposizione del portafoglio ai rischi di carattere ambientale abbia contribuito, negli ultimi anni, a maggiori rendimenti per l’investitore, almeno per quanto riguarda i comparti azionari”, spiega Piermattia Menon, analista di Consultique.
Morningstar fornisce una valutazione in 5 livelli (Low/Below Ave-raga/Average/Above Average/High) in merito all’esposizione di rischio dei titoli a fattori ambientali.
“In base a questo rating si può evidenziare come, specialmente nel 2020, si siano viste differenze molto rilevanti”, commenta Menon, spiegando che “nell’azionario europeo, per esempio, i fondi con migliore rating di rischio ambientale registrano una performance del -3,61% in media (Europe Equity Large Cap), contro un -16,85% dei fondi con peggiore rating. Un trend analogo per il Global Equity Large Cap che spunta un +0,33% (miglior rating) contro il -8,50% (peggiore rating). Rendimento a doppia cifra per l’US Equity Large Cap Blend, che spunta un +12,62% contro un -7,72 per cento.
È importante precisare che il rating viene assegnato a prescindere dal fatto che il fondo si qualifichi o meno come Esg o sostenibile e riguarda la composizione del portafoglio. È evidente che l’andamento di mercato, anche per effetto della pandemia, ha favorito i settori che per la loro attività sono meno esposti ai rischi ambientali, penalizzando quelli che lo sono maggiormente. Tuttavia, la stessa tendenza si nota anche all’interno di categorie di stile (Growth, Value) il che fa pensare che non si tratti solamente della scelta settoriale a determinare un maggiore rendimento, ma vi sia una componente rilevante legata allo screening dei titoli”. È ormai evidente che la sostenibilità, che nel mondo finanziario era un concetto di nicchia fino a qualche anno fa, “ricopre oggi un ruolo chiave, riconosciuto da investitori, aziende ed emittenti europei – aggiunge Gerd Pircher, Ceo Italy di Hsbc France – Vediamo che il desiderio di progredire e migliorarsi è forte, anche perché è stato dimostrato come il rispetto dei criteri Esg e sostenibilità finanziaria siano elementi spesso indissolubilmente legati”.
Se si volesse comunque limitare l’analisi semplicemente alla politica d’investimento, “notiamo un’analoga sovraperformance dei gestori che dichiarano di effettuare screening ambientali. Le stesse considerazioni si mantengono considerando un orizzonte temporale più lungo (3 anni) anche se in alcuni segmenti, come i paesi emergenti (vedi tabella), la tendenza scompare”, conclude Menon.
Sofia Fraschini