Consultique: dagli Etf tradizionali agli alternativi o smart beta
Pur essendo tra le massime espressioni della gestione passiva, gli Etf possono essere utilizzati per implementare delle strategie d’investimento multi asset piuttosto raffinate e variegate
Chiunque si occupi d’investimenti conosce l’importanza, nella realizzazione di un portafoglio, dell’asset allocation, della diversificazione tra gli attivi e della stima del rischio complessivo dello stesso. Gli Etf sono dei “mattoncini” perfetti per un’efficiente gestione dei risparmi, se combinati correttamente tra loro, grazie all’ampia varietà di prodotto, alla trasparenza, economicità e precisione di replica che offrono. Ed è qui che entra in campo la figura del gestore, o consulente agli investimenti, che dopo aver pianificato un portafoglio di base, si prodigherà, secondo le varie fasi del contesto economico, nel mettere in atto le strategie più appropriate alle esigenze del cliente. MondoETF ha organizzato un forum per illustrare alcuni esempi di come avere un approccio attivo con questi strumenti passivi, in ambito sia azionario sia obbligazionario; vi ha partecipato Matteo Bussa, analista Risparmio Gestito di Consultique SpA
L’offerta di Etf presenti sul mercato ha raggiunto un livello tale da consentire ormai una gestione totalmente dinamica e flessibile del portafoglio. A differenza degli Etf “tradizionali”, che replicano indici basati sulla capitalizzazione di mercato, la nascita degli Etf smart beta ha reso possibile la replica di indici basati su una serie di strategie proprietarie alternative, che hanno l’obiettivo di produrre “alpha” aggiuntivo rispetto agli indici standard, e di ottenere un miglior profilo di rischio/rendimento. Gli emittenti hanno creato nuovi modelli di indici che selezionano i titoli con particolari metodologie quantitative, basate, ad esempio, sulla minimizzazione della volatilità del portafoglio, sulla sua massima diversificazione o sull’esposizione verso particolari caratteristiche dei titoli. L’ampia offerta di Etf in ambito smart beta rende possibile implementare strategie long only sul mercato azionario, che consentano di interpretare in modo attivo alcune fasi particolari di mercato. Consideriamo, ad esempio, una fase di sopravvalutazione dei mercati azionari a livello mondiale, con prezzi dei titoli particolarmente cari, quale può verificarsi all’avvicinarsi della fine di un ciclo economico. Tale fase è di solito identificabile, tra gli altri, anche tramite l’analisi di alcuni indicatori fondamentali di mercato che tendono a registrare valori particolarmente elevati rispetto alla loro media storica, e un andamento grafico crescente, ma vicino a un possibile punto di svolta al ribasso. Tra gli indicatori di natura fondamentale utili per una valutazione del mercato azionario, ritroviamo l’indicatore “Q-Ratio”, che confronta la capitalizzazione di mercato con il patrimonio netto delle società, oppure il “Buffett Indicator”, che confronta la capitalizzazione di mercato delle società di un dato mercato con il prodotto interno lordo del paese. In aggiunta, oltre al tradizionale impiego del multiplo P/E (Price/Earning), può risultare più adeguato l’utilizzo di una sua versione modificata (cyclically adjusted price-to-earning, o Cape), per smussare l’eventuale variabilità degli utili aziendali. L’indice Cape compara il valore corrente di un portafoglio con i rendimenti complessivi adeguati per l’inflazione dei suoi componenti, sulla media degli ultimi dieci anni, per eliminare gli effetti dei cicli economici. In tale ottica, e considerato anche l’attuale livello delle valutazioni sui mercati azionari, l’uso degli Etf smart beta consente di strutturare un portafoglio azionario estremamente diversificato a livello globale: accanto a una componente di indici di mercato tradizionali (35% equipesato tra Europa e Usa), inseriamo una quota pari al 30% di Smart Beta Cape e pari al 20% di Smart Beta Equal Weight. Gli Etf che sfruttano l’indicatore Cape hanno l’obiettivo di evitare i settori più sopravvalutati del mercato: partendo dall’analisi di dieci settori, vengono identificati sistematicamente i quattro settori al momento più sottovalutati. La strategia Equal Weight, invece, assegna la stessa ponderazione a ogni componente dell’indice, evitando in tal modo di concentrare il portafoglio su pochi titoli ad alta capitalizzazione, così da ottenere la massima diversificazione. La componente residuale del portafoglio (vedi tabella 1, pag. 9) è suddivisa tra una quota pari al 5% di Etf sui mercati emergenti (anche di frontiera, oltre ai classici Bric) e una quota pari al 10% di Etf che selezionano i titoli su scala globale in base a criteri sostenibili (socially responsible investing, o SRI): l’obiettivo è quello di diminuire le fonti di rischio da investimenti in società con condotte poco attente alla sostenibilità e di evitare i rischi reputazionali di imprese che operano in settori economici controversi.