Probo (Consultique SCF), “Facebook forza la privacy per far evolvere il suo business nei pagamenti elettronici”
Ogni singolo utente di WhatsApp oggi vale da 120 a 160 dollari, contro i 42 dollari pagati nel 2014. Il valore dell'azienda potrebbe oscillare quindi in un range tra 150 e 250 miliardi di dollari
Era solo il 9 dicembre quando la Commissione della concorrenza americana (FTC) e una coalizione di 48 Stati Usa sporgevano denuncia contro Facebook, accusandolo di monopolio e di pratiche anticoncorrenziali. Ma il 7 gennaio, giusto un mese dopo, gli utenti di WhatsApp hanno trovato una grande sorpresa nell’aggiornamento della privacy. Dall’8 febbraio una mole di informazioni – che comprendono il numero di telefono, i dati sulle transazioni, le interazioni con altri utenti e aziende, nonché i dettagli dello smartphone e l'indirizzo Ip - saranno condivise in maniera automatica con Facebook, ovvero con lo stesso proprietario della piattaforma di messaggistica acquisita da Mark Zuckerberg nel 2014 alla cifra monstre di 19 miliardi di dollari. Una nota diffusa da WhatsApp ha spiegato che la novità non riguarda gli utenti dell'area europea. Ma l'authority dell'Irlanda, sede legale di Facebook, sta svolgendo accertamenti insieme alle singole autorità nazionali dell’Unione europea.
L’iniziativa unilaterale di Facebook sembra quindi alzare l’asticella dello scontro anziché trovare soluzioni alle accuse di monopolio che le erano state mosse. Soluzioni che prevedevano anche uno spin-off di WhatsApp. Quali saranno le reazioni della nuova leadership politica di Washington non è facile prevedere. Sicuramente l’iniziativa non è piaciuta agli utenti: nella prima settimana dell’anno WhatsApp è stata scaricata da 10,5 milioni di persone, in calo dell’11% rispetto alla settimana precedente, mentre il principale concorrente Telegram ha collezionato 7,2 milioni di nuovi utenti. Signal, grazie a un tweet di Elon Musk che ne ha suggerito l’utilizzo ai suoi follower, ha vissuto un’impennata di download che ha mandato addirittura in tilt il sistema. L'iniziativa non è piaciuta troppo neanche ai mercati, con il titolo Fb retrocesso ieri del 4 per cento.
Secondo Rocco Probo, analista, Ufficio Studi e Ricerche di Consultique SCF, l’impatto della revisione della privacy sul mercato della messaggistica è però sovrastimato, perché le condizioni della privacy non sono tra le prime determinanti nella decisione di usare o meno un certo servizio. “Ciò che conta primariamente infatti è "l’effetto rete", che rappresenta per Whatsapp un vantaggio competitivo importante – spiega Rocco - Signal, per esempio, nasce nel 2013 e ha sempre avuto come obiettivo quello di offrire un livello superiore di tutela della privacy. Ma il numero di utenti nel mondo di Signal raggiunge nelle ipotesi più favorevoli i 20 milioni, mentre Whatsapp arriva a 34 milioni solo in Italia”.
Ma quanto vale davvero WhatsApp? Dai 465 milioni di utenti del 2014 WhatsApp è oggi il sistema di messaggistica più utilizzato al mondo, con due miliardi di utenti, staccando significativamente i più immediati inseguitori, cioè la stessa Facebook Messenger (1,3 miliardi) e la cinese Wechat (1,2 miliardi). Come spiega Probo è difficile fare valutazioni, visto che WhatsApp è inglobata in Facebook, ma esiste qualche metro di paragone, sia storico che attuale. Nel 2016 Microsoft ha speso 26 miliardi di dollari per acquisire Linkedin (il social media dedicato ai professionisti e al mondo del lavoro), valutando ogni user 65 dollari. Ma se pensiamo che i 400 milioni di utenti di Snapchat e Pinterest valgono oggi tra i 50 e i 70 miliardi di dollari (capitalizzazione di Borsa), è facile dedurre che l’utente singolo di WhatsApp vale ancora di più, cioè tra i 120 e i 160 dollari ciascuno, cifre di fronte alle quali gli appena 42 dollari pagati da Facebook per WhatsApp nel 2014 impallidiscono. “Il valore di WhatsApp potrebbe oscillare quindi in un range tra 150 e 250 miliardi di dollari e in ogni caso si tratta di un valore esasperato dall’espansione dei multipli che ha caratterizzato le growth tech stocks", spiega Probo.
Ma il vero tema è quanto vale il progetto di unificazione delle piattaforme di messaggistica (Facebook-Messenger e WhatsApp) che viaggia in parallelo con l’ambizioso programma di far diventare WhatsApp un sistema di pagamento al pari, per esempio, di Google o Apple Pay. "Il servizio è stato in stand by per oltre due anni ed è attivo solo in India, ma il progetto è di estenderlo il più possibile e questo si scontra con l’esigenza normativa di creare monopoli di fatto nel settore dei sistemi di pagamento o sostituire i tradizionali sistemi bancari, con le inevitabili conseguenze in tema di sicurezza e tracciabilità”, conclude Probo.