Fip? Spesso è meglio lasciare i soldi sul c/c

Consultique
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Fip? Spesso è meglio lasciare i soldi sul c/c

Fonte: Il Sole 24 Ore; 01/02/2004

 

I conti in tasca
Fip? Spesso è meglio lasciare i soldi sul c/c

Il crack Parmalat non deve fare dimenticare i piccoli, grandi casi di malaconsulenza che vengono quotidianamente riservati ai risparmiatori. Non tanto per rifilare loro dei veri e propri bidoni, si intende: quanto per vendere prodotti del tutto inefficienti e/o inadeguati rispetto alle loro caratteristiche.


Una delle aree più a rischio è quella delle polizze Vita previdenziali, i Fip (o Pip): in due anni e mezzo, sono stati collocati 440mila contratti di questo tipo (dato aggiornato al 30 giugno 2003). Sfortunatamente, come ha evidenziato la Covip nella sua relazione annuale, si tratta di prodotti inutilmente costosi: molto più trasparenti e convenienti sono i fondi pensione aperti, che soddisfano le stesse necessità, si rivolgono allo stesso pubblico (i lavoratori autonomi) ma, guarda caso, non vengono proposti con la stessa determinazione, soprattutto dai venditori assicurativi, che si sono pressoché dimenticati di averli in portafoglio, a vantaggio dei Fip. Certo, se si applicassero per i Fip le stesse regole di trasparenza previste per i fondi comuni, i margini di inefficienza si ridurrebbero fortemente. É da accogliere con favore pertanto l'apertura dimostrata dal presidente dell'Ania, Fabio Cerchiai, che al <Sole-24 Ore> ha dichiarato che, <al limite è meglio che si trasferisca all'Authority del risparmio, (quindi alla SuperConsob, ndr) il compito di dettare le regole> sulle polizze a contenuto finanziario. Sei anni fa, quando fu emanato il Testo Unico per la Finanza, gli assicuratori non la pensavano così: tant'è vero che, dietro le loro pressioni, dalla legge fu eliminata la previsione di trasferire alla Consob la competenza sulle polizze Vita finanziarie.


Ma quanto sono inefficienti i Fip? Molto, se si pensa che uno studio della società di consulenza indipendente Consultique di Verona è arrivato alla conclusione che in più di un caso i costi sono talmente elevati da annullare il risparmio fiscale che viene tipicamente utilizzato come argomento di vendita davanti ai clienti. In particolare, in un caso esaminato, un lavoratore autonomo di 35 anni con reddito lordo di 50mila che investe in un Fip 5mila ogni 12 mesi per 30 anni avrà un saldo complessivo tra versamenti e prestazioni vicino a zero (quindi con un rendimento implicito nullo) anche nel caso in cui riuscisse a reinvestire il risparmio fiscale annuo al 3%. Il che equivale a dire che quel lavoratore farebbe meglio a lasciare i soldi per la sua previdenza sul conto corrente bancario; anche perché potrebbe ritirarli in qualsiasi momento.


Marco Liera