Sarà necessario il riparto. Il rendimento netto supera quello dei titolo di Stato a 5 anni
In Italia si è forse più abituati ad avere la coda per acquistare l'ultimo modello di iPhone, capita più raramente di assistere a una coda virtuale per acquistare una fetta del bond di un'azienda. Già al secondo giorno di collocamento, infatti, la domanda per l'obbligazione green di Eni dedicata alla clientela retail avrebbe già ampiamente superato i due miliardi, ossia il controvalore massimo: Eni si era riservata la possibilità di raddoppiare l'offerta da 1 a 2 miliardi in caso di «eccesso di domanda». Sara quindi necessario andare al riparto. Considerando che il taglio minimo dell'emissione è di 2mila euro, potenzialmente i sottoscrittori potrebbero arrivare anche a un milione. Detto che ci sarà sicuramente chi ha investito cifre superiori al minimo, non è assurdo immaginare che il bond sia stato sottoscritto anche da centinaia di migliaia di persone.
Il bond Eni, con durata di cinque anni, ha un rendimento minimo garantito al 4,3%, che al netto della tassazione vale il 3,18 per cento. Il tasso d'interesse a scadenza può anche salire ed è collegato ai target di emissioni nette di gas serra e all'incremento della capacità installata da fonti rinnovabili. Il Btp di pari durata, con scadenza dicembre 2027, frutta il 2,88% netto, nonostante un trattamento fiscale di vantaggio (12,5%, contro 26% delle obbligazioni corporate).
«Veniamo da un periodo di tassi reali anche molto negativi», commenta Antonio Tognoli, responsabile analisi macro di Cfo Sim, «ora ci stiamo spostando sempre più verso lo zero e le previsioni ci dicono che andranno in positivo, perciò in questo 2023 in molti ritengono i bond più attraenti delle azioni». Eni, tra l'altro, ha un rating migliore rispetto all'Italia eppure riesce a offrire un rendimento superiore sui Btp: «Alcuni leggono questa emissione come una sorta di regalo per gli investitori retail, forse per convincere a smuovere almeno una piccola parte di quei 1.500 miliardi fermi sui conti correnti degli italiani», aggiunge Tognoli.
Ma c'è anche un altro aspetto che caratterizza il bond di Eni: «Non sono molte le alternative per un investitore retail con lotto minimo basso», spiega l'analista di Consultique Scf Rocco Probo, «caratteristiche necessarie per la costruzione di un portafoglio sufficientemente diversificato per un investitore medio». Sul continente europeo, infatti, circa il 97% delle emissioni corporate ha un taglio di almeno 100mila euro, con punte che arrivano anche a 200 e 250mila euro. Andando alla ricerca di emissioni in qualche modo paragonabili a quella di Eni, si può citare «una Rci Banque con scadenza settembre 2028 che ha un rendimento simile ad Eni, ma un merito di credito leggermente inferiore», aggiunge Probo. Sebbene non abbia una vocazione green, c'è anche un bond emesso da Volkswagen all'inizio del 2022, con scadenza a gennaio 2028, che ha un rendimento lordo del 3,90% (contro il 4,3% di Eni) e un taglio minimo di mille euro. Questa è la situazione in Europa, in America è più frequente l'emissione di obbligazioni con tagli molto bassi. In stile Eni, per intenderci. Qui il paragone regge fino a un certo punto, perché si hanno banche centrali con costi del denaro diversi e c'è il rischio di cambio, però si trova un'emissione dell'azienda petrolifera Chevron, che ha un merito di credito lievemente superiore a Eni e la sua emissione a gennaio 2008, con taglio a 2mila dollari, rende il 4,2% lordo.