"Due su tutti i fattori che pesano sull’andamento del comparto: un livello di redditività molto
basso, derivante da tassi d’interesse ai minimi storici, e la recente supervisione da parte della Bce."
a cura dell'Ufficio Studi e Ricerche Consultique
L’Euro Stoxx Banks ha registrato, da inizio 2016, un ribasso del 30% circa rispetto al -11,2% dell’indice Euro Stoxx 50 (vedi grafico 1). Il settore bancario - essendo molto ciclico - risulta volatile e influenzato negativamente dal contesto di mercato attuale, dove persiste un rischio macroeconomico legato al rallentamento generale dell’economia, in particolare della Cina, dei paesi emergenti e dei produttori di petrolio. Gli istituti di credito, inoltre, sono stati recentemente “vittime” di due fenomeni significativi: la politica monetaria espansiva della Bce e le novità in termini di regolamentazione. Il primo elemento fa riferimento a un livello di redditività molto basso, derivante da tassi d’interesse ai minimi storici. In passato, le banche avevano la possibilità di ottenere dei buoni gap di guadagno, applicando tassi passivi prossimi a zero sulla raccolta e impiegando le masse in bond governativi a rendimenti molto elevati, come in titoli di Stato decennali italiani al 7%. Attualmente, tali investimenti riconoscono un tasso di molto inferiore - nel caso specifico pari all’1,5% - e pertanto si riduce significativamente il margine d’interesse e, quindi, il risultato finale di conto economico.
Il secondo elemento negativo che pesa sul settore bancario e legato alla regolamentazione, ovvero alla recente supervisione da parte della Bce - la cosiddetta SREP - dalla quale, per diversi istituti, è emersa l’esigenza di una ricapitalizzazione, con lo scopo di far fronte a perdite potenziali e innalzare il coefficiente di CET1, raggiungendo i livelli minimi richiesti entro il 2019. La necessità di ottenere determinati livelli di solidità comporta operazioni di aumento di capitale, con il conseguente crollo del prezzo dell’azione e un effetto di diluizione per gli azionisti; si riduce, inoltre, l’ammontare dei possibili dividendi distribuibili. La normativa “bail in” ha ulteriormente aggravato la propensione alla vendita (o al non acquisto) di tali titoli da parte dei risparmiatori, vista la sempre maggior rischiosità evidenziata dagli istituti bancari. Il settore bancario italiano - che pesa per circa il 16% sull’indice europeo Euro Stoxx Banks - ha presentato, e continua a presentare, per il primo semestre 2016 un andamento particolarmente negativo; oltre alla problematica dei rafforzamenti patrimoniali, l’indagine della Bce ha, infatti, evidenziato la presenza di eccessive sofferenze in bilancio, le quali comportando l’iscrizione di forti svalutazioni che pesano sul risultato netto finale del singolo istituto. Da inizio anno, l’indice italiano Ftse Mib ha registrato una contrazione del 22,38% dove ha pesato significativamente il crollo de i titoli bancari.
basso, derivante da tassi d’interesse ai minimi storici, e la recente supervisione da parte della Bce."
a cura dell'Ufficio Studi e Ricerche Consultique
L’Euro Stoxx Banks ha registrato, da inizio 2016, un ribasso del 30% circa rispetto al -11,2% dell’indice Euro Stoxx 50 (vedi grafico 1). Il settore bancario - essendo molto ciclico - risulta volatile e influenzato negativamente dal contesto di mercato attuale, dove persiste un rischio macroeconomico legato al rallentamento generale dell’economia, in particolare della Cina, dei paesi emergenti e dei produttori di petrolio. Gli istituti di credito, inoltre, sono stati recentemente “vittime” di due fenomeni significativi: la politica monetaria espansiva della Bce e le novità in termini di regolamentazione. Il primo elemento fa riferimento a un livello di redditività molto basso, derivante da tassi d’interesse ai minimi storici. In passato, le banche avevano la possibilità di ottenere dei buoni gap di guadagno, applicando tassi passivi prossimi a zero sulla raccolta e impiegando le masse in bond governativi a rendimenti molto elevati, come in titoli di Stato decennali italiani al 7%. Attualmente, tali investimenti riconoscono un tasso di molto inferiore - nel caso specifico pari all’1,5% - e pertanto si riduce significativamente il margine d’interesse e, quindi, il risultato finale di conto economico.
Il secondo elemento negativo che pesa sul settore bancario e legato alla regolamentazione, ovvero alla recente supervisione da parte della Bce - la cosiddetta SREP - dalla quale, per diversi istituti, è emersa l’esigenza di una ricapitalizzazione, con lo scopo di far fronte a perdite potenziali e innalzare il coefficiente di CET1, raggiungendo i livelli minimi richiesti entro il 2019. La necessità di ottenere determinati livelli di solidità comporta operazioni di aumento di capitale, con il conseguente crollo del prezzo dell’azione e un effetto di diluizione per gli azionisti; si riduce, inoltre, l’ammontare dei possibili dividendi distribuibili. La normativa “bail in” ha ulteriormente aggravato la propensione alla vendita (o al non acquisto) di tali titoli da parte dei risparmiatori, vista la sempre maggior rischiosità evidenziata dagli istituti bancari. Il settore bancario italiano - che pesa per circa il 16% sull’indice europeo Euro Stoxx Banks - ha presentato, e continua a presentare, per il primo semestre 2016 un andamento particolarmente negativo; oltre alla problematica dei rafforzamenti patrimoniali, l’indagine della Bce ha, infatti, evidenziato la presenza di eccessive sofferenze in bilancio, le quali comportando l’iscrizione di forti svalutazioni che pesano sul risultato netto finale del singolo istituto. Da inizio anno, l’indice italiano Ftse Mib ha registrato una contrazione del 22,38% dove ha pesato significativamente il crollo de i titoli bancari.