PENSIONI 2021, RISCATTO LAUREA O FONDO DI PREVIDENZA? CHI «VINCE» AL TEST DI CONVENIENZA
Investire per anticipare il tempo della pensione, o arrotondare l’assegno previdenziale con una rendita “extra”? Riscatto della laurea e previdenza complementare: requisiti, vantaggi e costi per fare la scelta giusta
Proroga di Ape sociale e opzione donna, più “incentivi” per gli scivoli che coinvolgono le aziende con la riedizione del contratto di espansione. Con queste novità si potrà andare in pensione nel 2021 - sulla base della Manovra che dovrà passare al vaglio del Parlamento - in attesa delle decisioni che verranno prese dal Governo dopo la fine della sperimentazione triennale di quota 100, che consentirà anche per tutto il 2021 di anticipare l’uscita dal lavoro a chi può vantare 62 anni di età e 38 di contributi. Per accelerare il percorso di avvicinamento alla pensione per i lavoratori c’è poi la possibilità di riscattare gli anni della laurea (dal 2019 a un costo agevolato) e la strada della previdenza complementare per chi vuole assicurarsi una rendita extra oltre all’importo dell’assegno.
Oltre il Covid
Due possibilità da tenere in considerazione in questa fase in cui si attende di superare la crisi economica causata dal Covid per chi, avendone la possibilità, volesse impiegare una parte della propria liquidità: la Banca d’Italia ha evidenziato di recente come nel secondo trimestre 2020 si è registrato un aumento della propensione al risparmio delle famiglie - al 18,6% - un livello più che doppio rispetto all’8,5% dello stesso periodo del 2019.
Riscatto laurea: il trend delle domande
Le richieste per il riscatto della laurea sono in ripresa, dopo che nel 2019 erano arrivate oltre 60mila domande da marzo a dicembre, per una media di 6mila richieste al mese, il triplo rispetto al 2018. Un trend che è proseguito a gennaio e febbraio di quest’anno per poi arrestarsi durante i mesi del lockdown. Secondo i dati forniti dall’Inps al Sole 24 Ore dopo i cali di marzo e aprile, già a maggio e a giugno c’è stato un recupero delle richieste che sono arrivate per il mese di settembre a superare quota 4mila.
LE DOMANDE DI RISCATTO LAUREA NEL 2020
Tra riscatto laurea e fondo pensione su cosa è meglio puntare? Quali sono i pro e i contro?
Proviamo con tre esempi messi a punto per Il Sole 24 ore da Consultique, società di analisi e consulenza finanziaria indipendente, a mettere a confronto costi e benefici di riscatto laurea e adesione a un fondo pensione, posto che ciascuno deve scegliere in base alla propria situazione personale.
Il riscatto della laurea, da un lato, da permette di guadagnare anni preziosi per arrivare prima alla meta della pensione anticipata e consente al contempo di incrementare il valore mensile dell’assegno. Si può saldare quasi sempre a rate mensili per 10 anni senza interessi e il costo è integralmente deducibile ai fini fiscali.
Dall'inizio del 2019 accanto al riscatto ordinario c’è un iter agevolato (introdotto dal decreto-legge n.4) che ha previsto di sostenere un costo di poco più di 5.250 euro per ogni anno recuperato nella propria posizione contributiva.
Tassazione vantaggiosa e rendimenti nel lungo periodo superiori a quelli dei contributi alle gestioni Inps sono invece i i vantaggi dei fondi di previdenza complementare, i cui contributi sono deducibili fino a 5.164,57 euro l’anno mentre le pensioni del primo pilastro così come il Tfr versato in azienda o all'Inps sono soggetti all’Irpef ordinaria.
Opzioni a confronto
ESEMPIO 1: UOMO, NATO il 1° GENNAIO 1968, INIZIA A LAVORARE il 1° GENNAIO 1994, È LAVORATORE DIPENDENTE CON UN REDDITO LORDO ANNUO INIZIALE DI 60MILA EURO, LAUREA 5 ANNI DAL 1988 AL 1993
Prendiamo il caso di un lavoratore dipendente nato il 1° gennaio 1968, laureato nel 1993 (5 anni), che inizia a lavorare il 1° gennaio 1994 e il cui ultimo reddito lordo annuo è tra i 74mila e gli 80mila euro. La pensione di vecchiaia di questo lavoratore sarà di circa 48mila euro lordi anni a partire da luglio 2036, quando raggiungerà i 68 anni e 5 mesi di età.
Se il lavoratore decide di riscattare i 5 anni di laurea, con l’iter ordinario pagherà 92.920 euro, con quello agevolato 26.322. Oneri interamente deducibili. Nel primo caso riuscirà ad anticipare la pensione di circa 4 anni: a settembre 2032 con un assegno annuo lordo di circa 43.500 euro. Nel secondo caso uscirà sempre a settembre 2032 ma la sua pensione sarà più bassa: 38.300 euro annui, per effetto del ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo.
Se ipotizziamo invece che il lavoratore non riscatti la laurea, ma decida di versare il massimo deducibile fiscalmente (5.164,57 euro) per 5 anni all'interno di un fondo pensione aperto - comparto obbligazionario, la sua pensione sarà “integrata” di circa 1.600 euro l’anno, a partire da luglio 2036.
In questo caso al lavoratore il riscatto della laurea con l’iter ordinario costa più del triplo rispetto a quello agevolato. In entrambi i casi si riesce ad anticipare la data della pensione di 4 anni, con una differenza però nell’importo dell’assegno: 43.500 euro annui nel primo caso, 38.300 nel secondo. In ogni caso l’ammontare della pensione con riscatto della laurea sarebbe inferiore ai 48mila che si potrebbero ottenere dopo 4 anni. Investendo i 5mila euro annui per il riscatto agevolato in un fondo pensione si potrebbero superare i 50mila euro di entrate annue.
Opzioni a confronto
ESEMPIO 2: DONNA, NATA il 1° GENNAIO 1973, INIZIA A LAVORARE il 1° GENNAIO 2000, È LAVORATORE DIPENDENTE CON UN REDDITO LORDO ANNUO INIZIALE DI 40MILA EURO, LAUREA 5 ANNI DAL 1993 AL 1998
Facciamo poi l’esempio di una lavoratrice dipendente nata il 1° gennaio 1973, laureata nel 1998 (5 anni), che inizia a lavorare il 1° gennaio 2000 e il cui ultimo reddito lordo annuo è di 56mila euro. La pensione di vecchiaia di questa lavoratrice sarà di circa 27.500 euro lordi anni a partire da settembre 2038 (con 65 anni e 8 mesi di età e un minimo di 20 di contributi).
Se la lavoratrice decide di riscattare i 5 anni di laurea, con l’iter ordinario pagherà 72.890 euro, con quello agevolato 26.322. In entrambi i casi si potrà anticipare la pensione di circa 5 mesi a 65 anni e 3 mesi di età con il requisito contributivo degli attuali 41 anni e 10 mesi di contribuzione (requisito che va adeguato all'aspettativa alla speranza di vita). L’assegno sarà nel primo caso di circa 31mila euro lordi annui, nel secondo caso sarà di 28mila euro.
Se ipotizziamo invece che la lavoratrice non riscatti la laurea, ma decida di versare il massimo deducibile fiscalmente (5.164,57 euro) per 5 anni all'interno di un fondo pensione aperto - comparto obbligazionario, la sua pensione aumenterà di circa 1.400 euro l’anno rispetto ai 27mila calcolati in precedenza, a partire da settembre 2038.
In questo caso la lavoratrice con il riscatto della laurea riuscirebbe ad aumentare leggermente l’importo della pensione, a fronte di un notevole esborso in caso di riscatto ordinario, e con un anticipo sulla data di uscita di appena 5 mesi. Puntando invece al fondo pensione, la lavoratrice allo stesso costo del riscatto agevolato della laurea potrebbe ottenere una rendita extra che le permetterebbe di portare la propria pensione a poco meno di 30mila euro lordi annui.
Opzioni a confronto
IPOTESI 3: UOMO, LAVORATORE DIPENDENTE, NATO il 1° GENNAIO 1990, LAUREATO NEL 2015 (5 ANNI), STIPENDIO INIZIALE 30MILA EURO LORDI
Facciamo infine l’esempio di un lavoratore giovane, nato nel 1990, laureato nel 2015 (5 anni), che inizia a lavorare come dipendente dal gennaio 2016 con un reddito iniziale lordo di 30mila euro annui. In questo caso si ipotizza un tasso di inflazione annuo allo 0,5% e una crescita dei redditi futuri del nostro lavoratore del 2%. Senza alcun riscatto il lavoratore potrà andare in pensione anticipata a 67 anni (nel 2057) con il requisito contributivo degli attuali 64 anni di età (requisito che va adeguato all'aspettativa alla speranza di vita) con un minimo di 20 anni di contribuzione. L’assegno sarà di circa 31mila euro lordi annui (23mila netti).
Il riscatto della laurea, in questo caso, permetterà di ritirarsi alcuni mesi prima rispetto alla pensione anticipata e alcuni anni prima rispetto a quella di vecchia: il costo sarà di 33mila euro se si segue l’iter ordinario e di 23mila con quello semplificato, per un importo della pensione di 33mila euro lordi annui nel primo caso e di 32mila euro nel secondo.
Se ipotizziamo invece che il lavoratore non riscatti la laurea, ma decida di versare il massimo deducibile fiscalmente (5.164,57 euro) per 5 anni all'interno di un fondo pensione aperto - comparto obbligazionario, la sua pensione aumenterà di circa 2mila euro lordi l’anno dal 2057.
Da non trascurare tuttavia l’ipotesi di optare sia per lo strumento che sostiene la rendita pensionistica finale sia per quello che permette di anticipare il pensionamento. Se il nostro 30enne riscattasse gli anni di laurea e aderisse a un fondo pensione (con le medesime condizioni precedentemente indicate) andrebbe incontro a un pensionamento nel settembre 2057 con una rendita complessiva di 35.403 euro annuì lordi.
Servizio di Francesca Barbieri