Con fine anno si avvicina il momento in cui è possibile compensare l'impatto fiscale sui guadagni ottenuti sui titoli grazie alle perdite maturate negli ultimi 4 anni. E alcuni prodotti sono studiati proprio per ottenere questo scopo. Con l'avvicinarsi di fine anno, è il momento di decidere se è il caso di vendere eventuali investimenti in crescita (rispetto al momento di acquisto) per sfruttare le opportunità normative in tema di compensazione delle eventuali minusvalenze (vendita a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto) generate nel passato. La questione è un po' tecnica, ma merita di essere conosciuta perché può avere un impatto non marginale sulle proprie finanze.
La regola generale è che le minusvalenze si possono recuperare entro i quattro anni successivi alla vendita del prodotto finanziario che si era acquistato, compensandole con eventuali plusvalenze, sulle quali pertanto non si andrebbe a pagare il capital gain, che è del 26%, tranne nel caso dei titoli di Stato (aliquota agevolata al 12,5%). Quindi, entro la fine del 2022 sarà possibile recuperare il credito fiscale riferito alle perdite del 2018, che è indicato sul dossier titoli o nella documentazione inviata periodicamente dalla banca per chi non ha l'internet banking. In sostanza, se quattro anni fa abbiamo venduto con una perdita di 500 euro, abbiamo ottenuto un credito fiscale di pari importo. Se nell'anno in corso otteniamo un guadagno (vendita a un valore superiore all'acquisto) di pari importo, possiamo recuperare il credito maturato. Se il guadagno è superiore, lo recuperiamo interamente; se inferiore, recuperiamo in proporzione all'ammontare del guadagno conseguito, sul quale non si applicano imposte.
Per gli investitori che hanno scelto il regime amministrato (quello dichiarativo costituisce una categoria marginale), che comporta il pagamento dell'imposta sul capital gain da parte dell'intermediario, tutte le perdite fanno parte della categoria "redditi diversi". I guadagni generati, invece, possono essere "redditi diversi" o "redditi di capitale", a seconda degli strumenti che le generano. Precisazione importante in quanto non si possono compensare tra di loro redditi che non appartengono alla stessa categoria.
«I guadagni generati da fondi comuni ed Etf rientrano tra i redditi da capitale, per cui non possono essere usati per recuperare minusvalenze. Quanto alle azioni e alle obbligazioni, generano redditi diversi per la parte di variazione del prezzo, mentre cedole e dividendi sono redditi di capitale (tranne alcune eccezioni). Dato che ci avviciniamo a fine anno, il primo consiglio è verificare se ci sono in portafoglio singole azioni o obbligazioni che possono essere vendute in plusvalenza per compensare minus in scadenza, eventualmente riacquistandole poi se si vuole mantenere la posizione», sottolinea Piermattia Menon, senior financial analyst della società di consulenza indipendente Consultique. Un altro strumento che consente la compensazione in caso di vendita in guadagno è il certificato d'investimento, derivato il cui andamento è legato a un sottostante, che può essere aun'azione, un indice, una valuta o una commodity. «Se in portafoglio c'è un importo significativo di minusvalenze in scadenza e non c'è modo di compensarle, si possono utilizzare i certificati maxi-cedola, che pagano prima di ogni fine anno una cedola consistente, anche fino al 30% dell'importo investito. Ovviamente il prezzo scenderà di un importo pari alla cedola pagata, generando una nuova minusvalenza che, però, scadrà dopo quattro anni», aggiunge Menon. La strategia meno rischiosa è quindi acquistare il certificato immediatamente prima del pagamento della cedola e venderlo immediatamente dopo, cercando di tenerlo in portafoglio per pochi giorni. Anche se parliamo comunque di uno strumento derivato, quindi da maneggiare con cura. In ogni caso, sottolinea l'esperto, "il consiglio generale è di considerare la questione delle minusvalenze, ma senza esserne ossessionati. Quindi, non lasciare che queste considerazioni rivoluzionano il proprio portafoglio, snaturandone l'asset allocation".
Si rischiano danni superiori ai benefici auspicati». Per chi preferisce non compiere scelte affrettate, quali indicazioni ricavare da quest'anno? «A fronte dell'andamento negativo dei mercati per buona parte del 2022, è probabile che si siano generate minsuvalenze». dice Giacomo Calef, country manager di Ns Partners. «Al tempo stesso, la stretta monetaria attuata negli ultimi mesi dalle banche centrali, ha depresso i valori dei bond, riportando in alto i rendimenti. Così può essere conveniente acquistare un'obbligazione e portarla a scadenza (se non superiore a4anni, ndr), in modo da compensare le minusvalenze pregresse con il capital gain ottenuto dal rimborso a prezzo 100». Calef aggiunge che, per ridurre i rischi, è meglio optare per emissioni investment grade (da emittenti considerati affidabili dal mercato) e denominata in euro per non avere impatti dal cambio. «Ricordando di scegliere un'obbligazione che non stacca cedole, dato quest'ultime rappresentano reddito di capitale e non possono essere utilizzate per la compensazione», aggiunge. Con una precisazione finale: «È possibile compensare tra loro anche minusvalenze e plusvalenze generate sui conti detenuti presso differenti intermediari».
Luigi Dell'Olio