la Repubblica | Riscattare la laurea? Ecco quando conviene

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Martedì 16 luglio - la Repubblica (inserto Affari e Finanza)

Dai giovani a chi è vicino alla pensione: i calcoli da fare per capire se l’investimento ripaga e risulta più remunerativo rispetto a titoli di Stato e conti deposito

La convenienza non è scontata come un tempo, ma in qualche frangente il riscatto della laurea potrebbe risultare ancora conveniente. Dipende dall’età, ma anche dalle esigenze personali e dalla propensione al rischio. Grazie alla collaborazione di Paola Ferrari, consulente indipendente di Consultique, abbiamo provato ad analizzare i casi più frequenti, anche attraverso una comparazione con forme di investimento alternative.

Oltre 30 mila euro per un giovane
Una piccola premessa. Il riscatto della laurea permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi (quello regolare, senza considerare l’eventuale “fuori corso”). L’opzione è concessa a tutti i lavoratori, avviene su richiesta dell’interessato ed è sempre onerosa. La somma dovuta, che è possibile calcolare gratuitamente sul sito internet dell’Inps, può essere versata in un’unica soluzione o dilazionata fino 120 rate mensili, senza interessi.

Da qualche anno è possibile accedere al riscatto agevolato, che è meno oneroso, ma comporterà un assegno mensile inferiore rispetto a quanto previsto con il riscatto tradizionale.

Il primo profilo considerato è quello di una giovane neoassunta con 26 mila euro di reddito e corso quinquennale da riscattare. “L'onere agevolato ha un costo di 30.441 euro e quello tradizionale di 42.290 euro: entrambi consentono di anticipare il pensionamento di 2,24 anni. Ragionando su dati lordi, la convenienza economica al riscatto si raggiunge dopo 10,57 anni dal pensionamento. (scarica l'articolo completo per visualizzare i grafici)

Se si considera un dipendente 45enne con un reddito di 40 mila euro, invece, l’onere tradizionale è di 66 mila euro, mentre quello agevolato resta 30.441 euro. Ipotizzando che abbia iniziato a lavorare a 27 anni, il riscatto di cinque anni di laurea non determina alcun anticipo nella decorrenza della pensione ma solo un incremento dell’assegno.

La terza simulazione riguarda un 60enne autonomo con 60 mila euro di reddito. In questo caso il riscatto ordinario costa più di tre volte in più rispetto a quello agevolato, superando abbondantemente i 100 mila euro. Consente di lasciare il lavoro in anticipo di 3,33 anni con un assegno paragonabile a chi non ha riscattato nel caso di procedura tradizionale, in quanto accedendo prima al pensionamento si versano meno contributi.

Le situazioni in cui conviene riscattare
Fermo restando che ogni situazione è diversa dalle altre, dalle simulazioni si possono ricavare alcune conclusioni. La prima è che il riscatto non sempre consente di anticipare la data di pensionamento, specie se ci si è laureati fuori corso o se si ha iniziato più tardi l’attività lavorativa.

Il dubbio sorge soprattutto per i più giovani, i quali tuttavia sono anche coloro che in genere guadagnano meno e hanno maggiore bisogno di soldi in tasca da investire. “Se si ha un mutuo o un finanziamento in corso e delle risorse da parte, è più opportuno estinguerli che riscattare la laurea, dando priorità alle esigenze nel breve”, sottolinea l’esperta di Consultique, senza dimenticare il fatto che non sono escluse altre riforme restrittive sull’accesso alla pensione negli anni a venire, per cui è più facile che a un certo punto si vada in pensione tutti per vecchiaia e non per anzianità contributiva.

Per altro, rinunciare a 30 mila euro o più oggi per ottenere benefici tra qualche decennio non sembra propriamente saggio, a meno di non avere al momento una grande capacità di risparmio. Oltre che limitata fiducia negli investimenti finanziari. Per dire, attualmente un BTp con scadenza decennale rende oltre il 4% annuo e un conto deposito anche il 4,5% (ma con una tassazione maggiore), con gli interessi che possono essere reinvestiti nel tempo generando altro reddito.

“Al di là del rendimento, va considerato che un titolo di Stato, così come l’eventuale investimento in fondi o Etf è tendenzialmente liquido, mentre le somme investite nella previdenza pubblica avranno un ritorno solo una volta in pensione”, aggiunge Ferrari.

A favore del riscatto, invece, gioca la deducibilità della somma versata, “che porta benefici in termini di minori imposte da pagare. Un’opzione che può risultare valida soprattutto per chi percepisce redditi elevati”, conclude.

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