SECONDO PILASTRO / Cosa bisogna considerare
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Nella scelta sul Tfr attenzione ai costi
Entro 6 mesi dal via alla riforma si dovrà indicarne la destinazione
La riforma della previdenza integrativa, finalizzata a equiparare tutti gli strumenti che il risparmiatore può utilizzare per costruirsi una rendita aggiuntiva a quella pubblica, potrebbe avere delle conseguenze importanti circa lo sviluppo di fondi pensione e piani individuali pensionistici.
E’ necessario, però, sottoporre all’attenzione dei risparmiatori alcuni elementi essenziali per operare delle scelte di integrazione pensionistica che, se non oculate, potrebbero impattare negativamente sull’integrazione stessa. Ad esempio:
- I prodotti con costi medi superiori al 3-4% erodono il potere d’acquisto compromettendo la futura integrazione pensionistica
- Il beneficio fiscale (deducibilità del premio dal reddito per un importo di 5.164,57 euro), è un differimento d’imposta, dato che, in fase d’erogazione della rendita integrativa i premi versati e dedotti saranno assoggettati all’aliquota Irpef marginale
- I costi dipendono dal canale distributivo: per i fondi chiusi sono contenuti, per i fondi aperti sono più elevati mentre per i Pip il canale distributivo più oneroso è la causa di un elevato livello di costi;
- Le commissioni sui fondi in cui investe il fondo aperto non sono a carico dello stesso: non devono gravare sul fondo pensione le spese e i diritti relativi alla sottoscrizione e al rimborso di fondi comprati, nè le commissioni di gestione; nei Pip non esiste questo tipo di tutela (ai costi che già sono insiti nel prodotto si sommano, quindi, quelli dei fondi sottostanti)
Quali sono le novità più importanti della possibile riforma? Entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova legge i lavoratori dovrebbero decidere che cosa fare ed eventualmente dove far confluire la propria liquidazione. Ci si chiede su quali basi e con quali informazioni possa essere effettuata una scelta seria. Sarebbe indispensabile l’adozione di indicatori omogenei di costo per tutti i prodotti di previdenza integrativa, in modo da rendere più facile e meno casuale la scelta (per i fondi comuni di investimento si usa il Ter, total expenses ratio).
Forse sei mesi potrebbe non essere sufficienti a sensibilizzare e aiutare i dipendenti in questa importante scelta che, se sbagliata, potrebbe erodere le rendite di numerosi investitori.
E quale sarà il comportamento delle reti di vendita nel semestre successivo all’entrata in vigore della legge? Immaginiamo uno scenario in cui promotori e agenti saranno spinti in una corsa contro il tempo per raccogliere in sei mesi le adesioni per trasferire il Tfr nei prodotti più remunerativi. i piani pensionistici individuali, equiparati agli strumenti integrativi, saranno per le reti un’occasione unica per superare i consueti budget annuali.
- Luca Mainò, Consultique -