Fonte: CorrierEconomia, Corriere della Sera; 03/05/2004
PREVIDENZA Come orientarsi con la libertà di scelta tra i vari strumenti
Pensione di scorta, dove è più ricca
I piani individuali perdono la gara con i Fondi: tutta colpa dei costi. Versando 100.000€ se ne incassano 20.000 in meno
Meglio il Fondo pensione o i Piani pensionistici individuali La domanda è tornata d’attualità ora che la riforma previdenziale sembra prevedere una parità di trattamento tra tutti gli strumenti previdenziali. Se la norma verrà approvata in via definitiva i dipendenti potranno, liberamente, destinare il loro Tfr e anche il contributo aziendale a un Fondo chiuso, cioè di categoria, a un Fondo aperto o a una forma pensionistica individuale (i Fip). ma quale prodotto scegliere?
Se si guarda solo al lato dei costi, la soluzione individuale non sembra essere particolarmente conveniente.A fronte di un versamento complessivo di 100.000 euro il montante accumulato, che alla fine sarà convertito nella pensione integrativa, potrà oscillare dai 126.775 euro garantiti, in media, dai Fip contro i 146.400 che si possono ottenere, sempre in media, aderendo a un Fondo pensione aperto. Anche all’interno della stessa compagnia i piani escono sempre battuti dai Fondi.
Sono questi i risultati di una simulazione condotta da Consultique, unasocietà indipendente di consulenza ifinanziaria. L’analisi ha riguardato i prodotti offerti da quattro fra le maggiori compagnie d’assicurazione che operano nel settore. Per ognuna sono stati esaminati tutti i costi della polizza pensionistica, o Fip, e del fondo aperto. sono stati ipotizzati un versamento annuo di 5.000 euro l’anno per vent’anni in uma linea obbligazionaria che renda in media il 4,5% annuo, una performance sostanzialmente in linea con quella delle gestioni assicurative tradizionali. Tutti i prodotti analizzati sono di tipo unit linked, agganciati a fondi comuni d’investimento e sicav. L’unica eccezione è il Fip di Alleanza: si basa su una gestione assicurativa tradizionale che garantisce il consolidamento dei risultati e un rendimento minimo annuo del 2,5%.
Non sono state prese in considerazione le variabili fiscali, che sono comuni a tutti i prodotti e quindi non incidono sul risultato finale:la deducibilità sui premi versati, il 12% sul reddito complessivo con un massimo di 5.164,57 euro l’anno, e l’aliquota dell’11% sul rendimento maturato ogni anno.
In tutti i casi considerati, i fondi aperti permettono di ottenere un montante maggiore e sono quindi più convenienti. Ma come si spiega la differenza dei risultati? “Nei fondi aperti- spiega Giuseppe Romano, direttore dell’ufficio studi di Consultique- le spese più rilevanti sono rappresentate dalle commissioni di gestione annua, che per le linee obbligatorie oscillano dallo 0,7 all’1,5%. E il costo sale in misura notevole se si sottoscrivono quelle bilanciate e soprattutto azionarie. Nelle polizze pensionistiche, invece, incidono soprattutto i caricamenti su ogni versamento, che arrivano al 5%. In alcuni prodotti, peraltro, vengono rimborsati se si completa il programma previdenziale. Inoltre nei Fip si pagano pure le commissioni di gestione dei fondi comuni d’investimento sottostanti, e quindi si verifica una duplicazione degli oneri”.
La restituzione delle commissioni potrebbero consentire a molti Fip di ridurre il distacco rispetto ai Fondi pensione offerti dalla stessa casa.
Rispetto ai Fondi aperti, però, i Fip presentano criteri di calcolo della rendita complessivamente più favorevoli e, in alcuni casi, una gestione finanziaria più flessibile:a volte, infatti, è possibile suddividere il versamento fra varie linee d’investimento a diverso profilo di rischio. “Ma questo è vero solo sulla carta- ribatte Romano- perché in molti casi le gestioni si limitano a ridurre in maniera automatica l’esposizione azionaria con il crescere dell’età, senza un effettivo valore aggiunto: le differenti caratteristiche, insomma, non giustificano i costi nettamente più elevati che caratterizzano i Fip. Per ridurre il divario nella copertura pensionistica per ora conviene aderire a fondi pensione”.
Ma Romano vede anche un’altro rischio all’orizzonte: “Se si arriverà alla parità fra tutti gli strumenti previdenziali c’è il pericolo che tutti i costi si allineino verso l’alto”.
Roberto E. Bagnoli
PREVIDENZA Come orientarsi con la libertà di scelta tra i vari strumenti
Pensione di scorta, dove è più ricca
I piani individuali perdono la gara con i Fondi: tutta colpa dei costi. Versando 100.000€ se ne incassano 20.000 in meno
Meglio il Fondo pensione o i Piani pensionistici individuali La domanda è tornata d’attualità ora che la riforma previdenziale sembra prevedere una parità di trattamento tra tutti gli strumenti previdenziali. Se la norma verrà approvata in via definitiva i dipendenti potranno, liberamente, destinare il loro Tfr e anche il contributo aziendale a un Fondo chiuso, cioè di categoria, a un Fondo aperto o a una forma pensionistica individuale (i Fip). ma quale prodotto scegliere?
Se si guarda solo al lato dei costi, la soluzione individuale non sembra essere particolarmente conveniente.A fronte di un versamento complessivo di 100.000 euro il montante accumulato, che alla fine sarà convertito nella pensione integrativa, potrà oscillare dai 126.775 euro garantiti, in media, dai Fip contro i 146.400 che si possono ottenere, sempre in media, aderendo a un Fondo pensione aperto. Anche all’interno della stessa compagnia i piani escono sempre battuti dai Fondi.
Sono questi i risultati di una simulazione condotta da Consultique, unasocietà indipendente di consulenza ifinanziaria. L’analisi ha riguardato i prodotti offerti da quattro fra le maggiori compagnie d’assicurazione che operano nel settore. Per ognuna sono stati esaminati tutti i costi della polizza pensionistica, o Fip, e del fondo aperto. sono stati ipotizzati un versamento annuo di 5.000 euro l’anno per vent’anni in uma linea obbligazionaria che renda in media il 4,5% annuo, una performance sostanzialmente in linea con quella delle gestioni assicurative tradizionali. Tutti i prodotti analizzati sono di tipo unit linked, agganciati a fondi comuni d’investimento e sicav. L’unica eccezione è il Fip di Alleanza: si basa su una gestione assicurativa tradizionale che garantisce il consolidamento dei risultati e un rendimento minimo annuo del 2,5%.
Non sono state prese in considerazione le variabili fiscali, che sono comuni a tutti i prodotti e quindi non incidono sul risultato finale:la deducibilità sui premi versati, il 12% sul reddito complessivo con un massimo di 5.164,57 euro l’anno, e l’aliquota dell’11% sul rendimento maturato ogni anno.
In tutti i casi considerati, i fondi aperti permettono di ottenere un montante maggiore e sono quindi più convenienti. Ma come si spiega la differenza dei risultati? “Nei fondi aperti- spiega Giuseppe Romano, direttore dell’ufficio studi di Consultique- le spese più rilevanti sono rappresentate dalle commissioni di gestione annua, che per le linee obbligatorie oscillano dallo 0,7 all’1,5%. E il costo sale in misura notevole se si sottoscrivono quelle bilanciate e soprattutto azionarie. Nelle polizze pensionistiche, invece, incidono soprattutto i caricamenti su ogni versamento, che arrivano al 5%. In alcuni prodotti, peraltro, vengono rimborsati se si completa il programma previdenziale. Inoltre nei Fip si pagano pure le commissioni di gestione dei fondi comuni d’investimento sottostanti, e quindi si verifica una duplicazione degli oneri”.
La restituzione delle commissioni potrebbero consentire a molti Fip di ridurre il distacco rispetto ai Fondi pensione offerti dalla stessa casa.
Rispetto ai Fondi aperti, però, i Fip presentano criteri di calcolo della rendita complessivamente più favorevoli e, in alcuni casi, una gestione finanziaria più flessibile:a volte, infatti, è possibile suddividere il versamento fra varie linee d’investimento a diverso profilo di rischio. “Ma questo è vero solo sulla carta- ribatte Romano- perché in molti casi le gestioni si limitano a ridurre in maniera automatica l’esposizione azionaria con il crescere dell’età, senza un effettivo valore aggiunto: le differenti caratteristiche, insomma, non giustificano i costi nettamente più elevati che caratterizzano i Fip. Per ridurre il divario nella copertura pensionistica per ora conviene aderire a fondi pensione”.
Ma Romano vede anche un’altro rischio all’orizzonte: “Se si arriverà alla parità fra tutti gli strumenti previdenziali c’è il pericolo che tutti i costi si allineino verso l’alto”.
Roberto E. Bagnoli