Il tema del futuro previdenziale dei figli sta sempre più a cuore ai genitori in una prospettiva di pensioni con importi magri. È il classico argomento da pianificare in famiglia, dove il fattore tempo paga sempre. Chi lo affronta da subito avrà i maggiori benefici nel lungo termine.
«Alla nostra società - spiega Gianni Lupotto, ad Alfa Scf - si rivolgono soprattutto genitori 50/65enni che hanno figli da poco inseriti nel mercato del lavoro sui 25-30 anni e sono preoccupati per il loro futuro previdenziale. Il problema esiste ed è molto sentito. Ci sono due opzioni di base, sottoscrivere un fondo pensione per il figlio oppure aprire un piano di accumulo in Etf».
Ambedue le scelte hanno pro e contro. «La prima - continua Lupotto - ha indubbi vantaggi fiscali a partire dalla deducibilità dei versamenti fino a 5.164 euro/anno in capo a chi effettua il versamento, in questo caso il genitore. Sono presenti benefici fiscali anche per gli investimenti del fondo durante la sua vita e nel momento della conversione in rendita del montante accumulato. Gli svantaggi sono legati al vincolo del piano». Il fondo può essere riscattato anticipatamente solo in casi particolari, come la salute o l’acquisto della prima casa, ma in generale l’impostazione è rigida e quindi se i genitori non hanno le idee chiare per il futuro è meglio optare per un piano di accumulo con Etf.
«Quest’ultima soluzione - prosegue Lupotto - ha il pregio di poter essere interrotta in qualsiasi momento, incassando quello che si è maturato. È importante valutare i costi del piano offerto dal broker e l’aspetto importante è che la tassazione delle plusvalenze avverrà solo nel momento di disimpegno. Infatti, ipotizzando uno scenario di lungo termine con risultati positivi non ci saranno le inefficenze legate al mancato recupero delle minus per gli Etf. Di solito se i figli sono molto piccoli sconsigliamo il fondo pensione perché è molto vincolante».
Chi sceglie la strada degli Etf, che per ottimizzare i rendimenti nel lungo periodo saranno preferibilmente azionari, deve sempre mettere in conto che nel breve termine il piano di accumulo potrebbe non generare rendimenti positivi. Quindi l’eventuale chiusura del piano in netto anticipo, per una qualsiasi necessità, potrebbe dar vita a delle perdite.
L’attenta valutazione dell’opportunità o meno di avviare un fondo pensione trova concordi altri esperti, soprattutto se i figli sono minorenni. «Sconsigliamo - dice Paola Ferrari, analista Consultique - di sottoscrivere fondi pensione intestati a minori perché l’orizzonte temporale di investimento è molto lungo». Il figlio, una volta maggiorenne, potrà riscattarlo soltanto per un 30% per qualsiasi esigenza, fino ad un massimo del 75% per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa e/o per spese sanitarie. L’erogazione della prestazione (in forma di capitale o in rendita) la potrà, infatti, avere solo dopo aver maturato i requisiti di accesso alla pensione pubblica.
«Indubbiamente - continua Ferrari - ci sono vantaggi fiscali a partire dal fatto che, anche se il figlio è a carico del 50%, si può avere una piena deducibilità dei versamenti fino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno. Al momento della prestazione previdenziale sui contributi dedotti verrà applicata una tassazione massima del 15% che potrà essere ridotta di uno 0,30% per ogni anno di iscrizione successivo al 15esimo fino al raggiungimento di una tassazione finale minima del 9%». I rendimenti maturati, invece, sono soggetti all’imposta del 20% e al 12,5% per titoli di Stato e simili.
«L’idea del fondo pensione - conclude Ferrari - si adatta meglio a un figlio che abbia superato i 25/30 anni, con un lavoro precario: può essere, infatti, opportuno per i genitori aiutare il figlio a pianificare una forma di previdenza integrativa, sfruttando anche i benefici fiscali».
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