Nell’ipotetica “battaglia” dei rendimenti tra BTp e Buoni fruttiferi postali (Bfp) o libretti di risparmio, per chi non vuole correre nessun rischio è forse meglio scegliere questi ultimi. Vediamo il perché.
La situazione attuale
Attualmente i tassi sono negativi o prossimi allo zero. Per il piccolo risparmiatore con profilo di rischio quasi nullo, riuscire a ottenere un rendimento è cosa ardua. Se ci mettiamo poi l’attuale instabilità politica italiana, in futuro potrebbero calare le quotazioni dei BTp (cosa pessima se li si ha in portafoglio). Per chi non vuole correre rischi, allora, sarebbe forse opportuno stare fuori dagli strumenti quotati e dare un’occhiata ai svariati prodotti offerti dalle Poste. Prestando anche qui le dovute cautele in quanto non tutti i prodotti hanno lo stesso grado di rischio.
Libretti di risparmio e Bfp
I libretti sono emessi da Cassa depositi e prestiti (Cdp) e garantiti dallo Stato italiano. Si tratta di depositi che se non sono vincolati hanno un rendimento lordo nullo (0,01%), mentre se sono vincolati - per almeno sei mesi - garantiscono uno 0,40% lordo annuo.
I Bfp, invece, sono speciali obbligazioni emesse da Cdp e garantite dallo Stato italiano, senza commissioni, liquidabili in qualsiasi momento senza penali e con la tassazione agevolata del 12,50%. Rispetto al classico BTp godono però di una maggiore stabilità: il prezzo non dipende infatti dall’oscillazione dei tassi d’interesse o dallo spread di credito, ma il valore di liquidazione è determinato e conosciuto fin dall’inizio. Questo valore di rimborso, comprensivo degli interessi, è sempre crescente e dipende dal periodo di detenzione del Bfp.
Al momento sono in collocamento sei tipi di Bfp: l’ordinario, con rendimento fino all’1,50% annuo se detenuto fino al 20° anno; quello dedicato ai minori, interessi fino al 2% se detenuti dalla nascita fino alla maggiore età; quelli con scadenza 3 e 4 anni, con rendimento fino allo 0,40% se mantenuti per l’intero periodo; i Bfp 3x2 e 3x4 - con garanzia degli interessi alla fine di ogni triennio - che offrono rispettivamente (grazie a un piccolo premio) un rendimento fino all’1% (0,30% al 3° anno) e all’1,50% (0,30% al 3° anno, 0,75% al 6°, 1,25% al 9°).
Il confronto con il BTp
I rendimenti dei Bfp ordinari ventennali sono molto bassi, ma se si considerano quelli con scadenze più brevi (3 e 4 anni, o 3x2 e 3x4) possono essere ritenuti soddisfacenti se messi a confronto con un BTp: il governativo a tre anni, infatti, non rende nulla (contro lo 0,30% o lo 0,40% dei Bfp), mentre un BTp a 6 anni garantisce lo 0,8% circa (a fronte dello 0,75% o dell’1% dei Bfp). Certo, allungando le scadenze i BTp offrono un rendimento maggiore ma, nel momento in cui i tassi dovessero crescere, subirebbero perdite in conto capitale se si dovesse disinvestire prima della scadenza.
Gli altri prodotti
Poste Italiane colloca anche polizze e fondi. «Questi prodotti – fanno sapere gli analisti di Consultique - sono però caratterizzati da un maggiore rischio, da elevate commissioni e non hanno rendimenti minimi positivi garantiti. Tra i prodotti meno rischiosi troviamo le Polizze vita con rivalutazione in base al rendimento della gestione separata di Poste italiane che presentano la garanzia del capitale versato al netto dei costi (quelli di caricamento possono arrivare fino al 3,25%), ma nessun rendimento minimo garantito. Per quanto riguarda, invece, le più rischiose polizze unit linked – concludono gli analisti veronesi -, non è garantito nemmeno il capitale versato al netto dei costi esattamente come nel caso dei fondi d’investimento».