Sabato 3 febbraio - Plus 24, p.9
Dopo la buona performance del 2024, titoli italiani tra i preferiti
BTp vincitori nella sfida tra bond sovrani mondiali. E anche nel 2025, puntare sui nostri titoli sovrani potrebbe risultare una mossa vincente. Valutando, però, con attenzione rischi e opportunità sui vari BTp (tradizionali, Futura, Valore, Italia e Più) presenti sul mercato. Ma facciamo un passo indietro.
La situazione generale
Negli ultimi sei mesi i mercati obbligazionari globali hanno osservato andamenti che hanno lasciato qualche dubbio ai possessori di bond sovrani. Mentre la Fed tagliava dell’1% i suoi tassi di riferimento, i titoli governativi statunitensi a 10 anni osservavano un incremento fino a un tasso del 4,8%, determinando quindi una perdita sul prezzo per chi vi avesse investito in Treasury. Dinamica simile per i Bund a lunga scadenza, il cui guadagno per un investitore nel 2024 è stato pressoché nullo.
I titoli del debito italiano, invece, si sono comportati diversamente: il vantaggio per gli obbligazionisti si è avuto principalmente grazie alla contrazione dello spread generato anche dal ritrovato interesse dei creditori internazionali per i nostri BTp (la quota di debito posseduta da non residenti è infatti cresciuta fino al 30,5% rispetto al 27,7% di fine 2023).
Il premio fedeltà
Nel 2020 e nel 2021, durante il periodo Covid, sono stati emessi i BTp Futura tendenzialmente a lunga scadenza, con bassi tassi cedolari e con un premio fedeltà legato al tasso di crescita del Pil. Poi è stata la volta dei BTp Valore con cedole frequenti e più grosse, durate tendenzialmente più corte e premio di fedeltà fisso e legato unicamente alla detenzione del titolo. «Tuttavia - ricorda Rocco Probo, analista finanziario di Consultique Scf -, i premi di fedeltà valgono soltanto per chi ha sottoscritto in collocamento i titoli e abbia rispettato le condizioni. Chi volesse acquistare ora BTp Futura e BTp Valore non avrebbe questo diritto. Ciò non significa che questi strumenti siano meno interessanti rispetto ai tradizionali BTp».
Il confronto
Il rendimento a scadenza di BTp Futura e BTp Valore sono più elevati di qualche punto base rispetto a BTp tradizionali di pari scadenza. E per come sono strutturati sono adatti anche a strategie di più breve termine. Per esempio, i BTp Futura (con scadenza più elevata e cedole più contenute) amplificano la “duration” e quindi sono più sensibili ai tassi di interesse. Invece, la struttura cedolare più corposa e il sistema step-up dei BTp Valore li rende meno sensibili ai tassi.
I BTp indicizzati all’inflazione
Al di là del rendimento a scadenza nominale, ci si potrebbe difendere dalla (eventuale) inflazione con i BTp Italia che permettono di fissare il rendimento reale, facendo crescere in termini nominali i flussi ricevuti al crescere del caro-prezzi. «Alla scadenza di fine 2028 - riassume Probo -, sono disponibili BTp Futura, BTp Valore e BTp Italia. Il rendimento dei titoli non indicizzati (si veda tabella, ndr) è molto simile (circa il 3%), mentre il rendimento reale del BTp Italia è dell’1,8 per cento. L’inflazione attesa da oggi fino a fine 2028 è dell’1,2 per cento. Se l’investitore si attendesse un’inflazione superiore allora dovrebbe preferire il BTp Italia, viceversa dovrebbe preferire i titoli nominali».
Il BTp Più
Anche se sarà collocato dal 17 al 21 febbraio, il BTp Più (titolo a rendimento nominale, quindi non indicizzato all’inflazione) offrirà in qualche modo una protezione anche da uno scenario inflattivo. «Un’inflazione superiore alle attese - chiosa Probo - potrebbe infatti portare la Bce a tagliare i tassi meno di quanto atteso e, quindi, determinare un livello dei tassi d’interesse più elevato tra qualche anno. In questo contesto avrebbe senso utilizzare l’opzione di rimborso del BTp Più, proteggendo di fatto l’investimento».