Plus24 | Come destreggiarsi tra i numerosi benchmark dei listini azionari cinesi

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Plus24 | Come destreggiarsi tra i numerosi benchmark dei listini azionari cinesi

Plus24 | Come destreggiarsi tra i numerosi benchmark dei listini azionari cinesi

Sabato 25 gennaio  - Plus 24, p.5

Sebbene la Cina rappresenti la seconda economia mondiale non è facile investirci perché si tratta di un sistema non perfettamente liberalizzato. Comprare asset azionari cinesi significa dover in primis comprendere i meccanismi di funzionamento dei vari listini azionari, successivamente leggere con attenzione i documenti di Etf e fondi per capire esattamente quali benchmark vengono utilizzati (solo per gli Etf sono oltre dieci).

Il canale storico di accesso al mercato cinese è stata la Borsa di Hong Kong. La ex colonia britannica ha oggi un mercato azionario molto sviluppato dove sono quotate anche le cosiddette azioni “H”, ovvero azioni quotate a Hong Kong ma legate a Pechino e dintorni. Sull’indice Hang Seng sono poi quotate anche multinazionali non cinesi e titoli che hanno il loro business strettamente legato alla ex colonia (come società del settore immobiliare).

Negli anni il mercato cinese continentale si è sviluppato con le Borse di Shanghai e Shenzen e l’accesso da parte degli investitori occidentali si è progressivamente liberalizzato anche se permangono tutt’oggi dei vincoli.

I canali
«Ci sono tre modalità - spiega Rocco Probo, analista Consultique - con cui è possibile investire in azionario cinese. Lo si può fare investendo su quelle società che si sono quotate su Hong Kong, definite H-shares e rappresentate da indici come il Ftse China 50 Index, oppure lo si può fare investendo sulle società quotate sulle Borse di Shenzen e Shanghai, definite A-shares e rappresentate da indici come il Msci China A Index, oppure infine si può investire tramite indici che includono entrambe le soluzioni, come nel caso del Msci China Index».

A Milano sono quotati 16 Etf con svariati sottostanti ma quello più diffuso appare proprio l’Msci China. Il sottostante più opzionato dai cloni è un mix tra la Borsa di Hong Kong e quella della Cina continentale. Il riferimento al sottostante è spesso incluso nel nome dell’Etf e questo rende la scelta più semplice. Diverso invece il discorso dei fondi che hanno spesso dei nomi più altisonanti e per conoscere esattamente il benchmark occorre leggere i documenti che accompagnano lo strumento. Anche in questo caso le strategie legate alla”Grande Cina”, ovvero il mix di titoli quotati a Hong Kong oppure Shanghai/Shenzen appare una strategia molto diffusa.

«Le tre metodologie di accesso al mercato cinese - aggiunge Probo - cambiano molto in termini di composizione di indici, perché le società che si accollano la quotazione su Hong Kong sono, tendenzialmente, società big cap tecnologiche o attive nel settore dei consumi discrezionali (Tencent, Alibaba, Xiaomi, JD ecc.). Le società più domestiche sono invece accessibili solo attraverso gli strumenti che permettono di investire su azioni di tipo A e la composizione settoriale degli indici diviene di conseguenza più ampia. Il peso delle big cap è particolarmente rilevante per comprendere poi le performance generate negli ultimi anni, poiché in Cina sono state adottate dal Governo Cinese diverse forme di limitazione a queste società. Conseguentemente le performance sono state inferiori per le azioni quotate su Hong Kong rispetto a quelle quotate su Shenzen e Shanghai.

L’indice Msci China, oggi il benchmark più gettonato, ha registrato dei cambiamenti nel tempo. «Inizialmente - sottolinea Mauro Giangrande - responsabile xTrackers sales Emea South - conteneva solo azioni di società cinesi quotate su Borse estere, principalmente Hong Kong, successivamente ha iniziato a includere anche azioni “A”, quelle quotate a Shanghai e Shenzen».

La storia
Il mercato cinese continentale non ha un accesso completamente liberalizzato. «Storicamente - aggiunge Giangrande - il mercato si è aperto con un sistema di assegnazione quote (Rqfi) e successivamente si è ulteriormente allargato con il cosiddetto sistema “stock connect” ovvero l’interconnessione tra Hong Kong e Shanghai. Oggi i titoli della Cina continentale sono stati inclusi da Msci con un “cap” alla capitalizzazione del 20% e anche se in futuro la liberalizzazione dovesse aumentare, il peso di Hong Kong è destinato a restare rilevante».

Investire su Hong Kong o su Shanghai ha implicazioni diverse per il risparmiatore italiano anche in merito al fattore cambio in quanto le azioni della Cina continentale sono negoziate in yuan, mentre quelle quotate ad Hong Kong sono scambiate in dollari di Hong Kong. Si può comprare Cina investendo anche su strumenti legati all’azionario Paesi emergenti. L’indice Msci Emerging infatti per circa il 30% è composto da titoli cinesi, si tratta di un mix di azioni quotate in parte a Hong Kong e in parte a Shanghai/Shenzen. Gli altri Paesi più rappresentativi nell’indice sono Taiwan (vedi scheda) e l’India. Ambedue in forte crescita negli ultimi anni.

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