Sabato 14 dicembre - Plus 24, p.11
LA LETTERA
Sono un vostro lettore e risparmiatore di 59 anni.
Ho un deposito amministrato molto diversificato ed un fondo pensione che ho aperto fin dall’inizio del mio lavoro (dipendente nel settore del credito) e nel quale ultimamente verso anche i premi aziendali, oltre al 3% del mio stipendio ed alla quota che versa la mia azienda quindi con un importo accantonato di tutto rispetto. Andrò in pensione nel 2028. Siccome non prevedo in futuro di avere spese rilevanti che non potrò sostenere attingendo dal mio deposito amministrato, e siccome ritengo la mia pensione sarà sufficiente alla vita che farò, mi domandavo se ritenete avesse un senso, quando andrò in pensione, smettere di versare ma non toccare tale capitale fino a che non ne avrò realmente bisogno il che potrebbe succedere tra molti anni oppure non succedere mai.
Il fondo mi pare ben gestito e mi eviterebbe di dover cercare altre soluzioni di investimento.
Sono sposato ed ho due figli. Quali svantaggi potrei avere a lasciare sul fondo la somma accantonata per un tempo indeterminato dopo la pensione?
Risponde Consultique
Lei presenta una solida pianificazione finanziaria, con un deposito titoli diversificato, un fondo pensione ben finanziato e una visione chiara delle sue esigenze future.
Per quei clienti che al pensionamento non hanno bisogno di una rendita integrativa alla pensione pubblica, può essere una scelta ragionevole mantenere il capitale accantonato nel fondo pensione.
Innanzitutto, maggiori sono gli anni di permanenza nel fondo pensione, minore sarà la tassazione che verrà applicata. Infatti, sui contributi dedotti si applica una tassazione del 15% che si riduce dello 0,3% all’anno per ogni anno eccedente il quindicesimo, fino ad arrivare al 9% per chi partecipa alla previdenza complementare per almeno 35 anni.
Al pensionamento c’è la facoltà di ricevere il 100% in forma capitale se convertendo il 70% del montante finale in rendita si ottiene una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale. Per esempio, ipotizzando un coefficiente di conversione in rendita del 5%, il montante finale non deve superare la soglia di circa 99mila euro. Non conosciamo la sua posizione maturata, ma nel caso in cui fosse superiore a tale soglia e mantenesse la posizione nel fondo, in caso di decesso, l’intero capitale maturato verrà interamente liquidato agli eredi.
Inoltre, il fondo pensione è un ottimo strumento di pianificazione patrimoniale, in quanto il capitale accumulato è impignorabile e insequestrabile ed è esente da imposte di successione.
È importante però valutare che il fondo pensione sia efficiente in termini di costi e di rendimento.
Un fondo pensione può avere un costo più alto dell’investimento del portafoglio finanziario attraverso per esempio Etf, per questo è fondamentale analizzare attentamente tutti i costi connessi agli investimenti.
Un altro aspetto da considerare è che i rendimenti finanziari del fondo pensione sono soggetti a una tassazione agevolata del 20%, rispetto al 26% applicato agli strumenti finanziari tradizionali. Per i rendimenti derivanti da investimenti in titoli di Stato italiani o di Paesi appartenenti alla “white list”, l’aliquota scende al 12,5%. Tuttavia, è importante notare che la tassazione sui rendimenti nel fondo pensione è immediata e implicita nel valore della quota (Nav), a differenza di quanto avviene per gli altri strumenti finanziari, che non subiscono alcuna tassazione durante la crescita del capitale. Questo meccanismo può comportare una minore efficienza nell’effetto di capitalizzazione nel lungo periodo, rispetto a strumenti come per esempio gli Etf, i quali permettono una crescita senza imposte implicite fino al momento del realizzo.