Plus 24 | Oro. È al top o corre ancora? Le stime di analisti e gestori

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Plus 24 | Oro. È al top o corre ancora? Le stime di analisti e gestori

Plus 24 | Oro. È al top o corre ancora? Le stime di analisti e gestori

Sabato 14 settembre  - Plus 24, p.4

Le banche d’affari Usa danno indicazioni su 2.700-3.000 dollari l’oncia. A spingere sui prezzi l’atteso taglio della Fed. Nel frattempo, Pechino dice stop all’acquisto del metallo giallo e anche del rame.

Go for Gold. Punta sull’oro. È il titolo del report di Goldman Sachs sulle materie prime. Non si potrebbe essere più espliciti. Il 2 settembre scorso, gli analisti della nota banca d’affari Usa indicavano quota 2.700 dollari l’oncia il livello che il metallo giallo potrebbe toccare a inizio 2025.

A fare da volano c’è l’imminente taglio dei tassi della Fed, considerato ormai scontato dopo i dati di mercoledì sul rallentamento dell’inflazione statunitense. C’è poi la funzione di protezione dell’oro da eventuali schock geopolitici, tariffe incluse: con la vittoria di Donald Trump, infatti, potrebbe ripartire la guerra dei dazi e quale porto è più sicuro del metallo aurifero?

C’è ottimismo sui preziosi
Ottimismo dunque sull’oro che attualmente viaggia sopra i 2.500 dollari l’oncia: giovedì a New York ha superato la barriera di 2.580 dollari segnando un nuovo record. «Soltanto forti dati macroeconomici, in particolare dagli Stati Uniti, che indichino una crescita significativa o un miglioramento economico, potrebbero fermare la sua tendenza al rialzo», ha dichiarato Kelvin Wong, analista di mercato del broker Oanda sentito da Reuters. Ci sono infine gli analisti di Bofa Global Research che nel report sulle commodity del 5 settembre scorso non escludono la possibilità che l’oro possa toccare i 3mila dollari l’oncia.

Ma i cinesi non comprano più
Gli scenari sui metalli preziosi non possono però prescindere dalla Cina. È stata Pechino, con la sua banca centrale, a spingere sull’acceleratore degli acquisti. People’s Bank of China ha però smesso di comprare oro: a maggio, dopo 18 mesi di shopping aurifero, i banchieri di Pechino hanno detto stop. Il taglio dei tassi Usa fa sperare però nell’arrivo di mani occidentali sul metallo giallo: l’Ovest è stata «una componente largamente assente nel forte rally dell’oro osservato negli ultimi due anni», Goldman Sachs dixit.

La frenata cinese riguarda però anche i metalli industriali (vedi articolo nella pagina a fianco): il rame, re della transizione energetica, dopo aver raggiunto un massimo di 11mila dollari per tonnellata, ha ritracciato a 9mila dollari proprio a causa di Pechino.

L’economia cinese ha rallentato per la zavorra dell’immobiliare e per i dazi sulle auto elettriche, due settori dove il metallo rosso gioca un ruolo cruciale.

Che fare con le plusvalenze?
Adesso alcuni investitori potrebbero interrogarsi sulle pluvalenze in portafoglio. Ci sono quelli che ci hanno creduto fin da inizio 2020 quando il metallo aurifero viaggiava intorno ai 1.600 dollari; senza andare troppo lontano, anche chi è entrato nel 2023 su livelli più alti, potrebbe essere ingolosito dalle attuali performance e decidere di uscire.

La strategia del market timing però è molto difficile da concretizzare e pure i migliori rischiano di prendere cantonate. Tanto più, viene fatto notare dagli esperti, l’oro non è proprio materia da trading: quelli bravi sanno che è l’argento, più volatile, ad essere preferito da chi compra e vende in stretti lassi di tempo. Chi ha costruito un portafoglio di medio-lungo termine meglio dunque che lasci perdere il trading stretto e si attenga alle regole standard: rischio/rendimento, orizzonte temporale, obiettivi da raggiungere.

Exit strategy dal metallo giallo, ecco come fare

C’è chi sta studiando l’exit strategy dall’oro. Qualcuno l’ha già in parte realizzata quando il metallo giallo ha toccato i 2.400 dollari l’oncia. Altri attendono che raggiunga quota 2.800 prima di uscire. Sono i suggerimenti di alcuni consulenti finanziari autonomi che già da anni hanno impostato i portafogli dei propri clienti con una forte esposizione aurifera. Ecco come si stanno muovendo.

Il 50% del portafoglio
Fra coloro che hanno puntato sull’oro da lungo tempo vi è Ida Pagnottella, che dalla fine del 2019 ha suggerito di puntare il 50% del portafoglio su metallo giallo e argento: «Quando decisi di impostare i portafogli in questo modo - racconta la consulente - trovai molto scetticismo. Oggi i miei clienti ne raccolgono i frutti». Pagnottella ha utilizzato Etc ed Etf per costruire le posizioni: «Ho consigliato di investire il 20% in Etc sull’oro e il 10% in Etc sull’argento. Il restante 20% in Etf specializzati in società aurifere. Visto poi il buon andamento dell’oro, ho suggerito di limare la posizione quando il peso in portafoglio ha superato il 50%». Visti i livelli del metallo giallo, non è dunque arrivato il momento di passare all’incasso delle plusvalenze? «Attendo che l’oro arrivi a 2.800 dollari l’oncia prima di avviare un alleggerimento delle posizioni», conclude Pagnottella.

Quota 2.400
Andrea Cattapan è analista e consulente finanziario autonomo di Consultique. Anche lui ha creduto fin da subito sulla forza del metallo aurifero «e devo dire che abbiamo avuto delle grandi soddisfazioni», ha sottolineato Cattapan. A quota 2.400 dollari l’oncia, però, è arrivato il consiglio ai clienti di cominciare a ridurre le posizioni. «Sì, abbiamo suggerito di portare a casa un po’ di plusvalenze sull’oro - ricorda -, fermo restando che il cliente fiducioso su tale asset poteva assolutamente conservare intatta la propria posizione». Bisogna inoltre verificare il prezzo di ingresso e a quanto ammonta appunto la plusvalenza. Certo è che la situazione va controllata dopo il nuovo record di giovedì (sfondata la soglia dei 2.580). «È un quadro che stiamo monitorando con attenzione - afferma Cattapan -. Allo stato attuale, e se non cambiano le condizioni macro, il prossimo passo per un alleggerimento della posizione per noi è quota 2.700 dollari».

Chi sceglie i certificati
Posizione ancora più articolata per il consulente finanziario autonomo Federico Bertorelle. «Nel lungo termine sono positivo sull’oro - afferma - penso che possa toccare anche i 3mila dollari l’oncia entro la fine dell’anno prossimo. Dopo il rialzo degli ultimi giorni la soglia di resistenza a 2.530 dollari l’oncia è stata superata e l’effetto tassi a mio avviso è stato scontato». Pure Bertorelle si pone il problema delle plusvalenze generate dal buon momento del metallo giallo. «Per coloro che hanno il 3-4% di oro in portafoglio il problema non si pone - aggiunge il consulente -. Diverso il discorso quando la percentuale comincia a salire verso il 10 o 20% o più. In questo caso bisogna fare dei ragionamenti». Due le strade per Bertorelle: «O si effettua un alleggerimento della posizione portando a casa un po’ di plusvalenze magari deviando in parte su strumenti come gli Etc che replicano l’andamento di materie prime ancora lontane dai massimi. Oppure c’è un’alternativa per chi è particolarmente confidente sull’oro. Ai miei clienti sto suggerendo anche un certificato che neutralizza un eventuale calo del metallo giallo e, dall’altra parte, fa guadagnare fino a un massimo del 50% in caso di rialzo. Il sottostante è un Etf che riflette il prezzo dell’oro».

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