Avendo lavorato in passato con partita Iva (per circa 12 anni), a inizio 2011 ho sottoscritto un Pip con Mediolanum (Tax Benefit) che ho poi continuato ad alimentare con il Tfr una volta divenuto dipendente nel 2012. Da febbraio 2020 ho aderito al mio fondo di categoria (Cometa) nel quale verso il Tfr e un contributo volontario (oltre a quello del datore di lavoro).
Non ho tuttavia trasferito la posizione del Pip a causa soprattutto dell’esistenza di un bonus che mi deve essere corrisposto al raggiungimento dell’età pensionabile e quindi al momento possiedo due fondi.
Mi sono chiesto se non farei invece bene a trasferire la consistenza del Pip in Cometa ed ho cercato di analizzare pro e contro ed è qui che chiedo il vostro parere, supportato da qualche elemento concreto: l’attuale controvalore Pip (soprattutto quote Challenge Provident Fund 1) circa 42.000 e bonus a scadenza circa 8.000; costi di gestione (ma anche rendimenti medi) più elevati rispetto Cometa (comparto crescita).
Ho 51 anni e presumibilmente andrò in pensione a 67. Mi chiedo poi al momento della pensione che considerazioni fare in merito all’esistenza di uno o due fondi e alle relative prestazioni.
Risponde Consultique
Avere più fondi pensione o Pip in essere non è una cosa negativa, anzi. La normativa prevede la possibilità al pensionamento di ricevere il 100% in forma di capitale se convertendo il 70% del montante finale in rendita si ottiene una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale. Per il 2021 il valore dell'assegno è pari a 5.983,64 euro l’anno, quindi, ipotizzando, per esempio, un coefficiente di conversione in rendita del 5%, per poter avere al pensionamento il 100% in forma di capitale, il montante finale maturato nel fondo non dovrà superare la soglia di circa 85.400 euro. Diversamente, si potrà ricevere massimo solo il 50% in forma di capitale, il resto verrà necessariamente convertito in rendita.
Il montante finale non si cumula, quindi se un cliente ha due fondi pensione con 50mila euro ciascuno, al pensionamento potrà scegliere di avere tutto in forma di capitale, diversamente se un cliente ha un solo fondo pensione con 100 mila euro, potrà avere massimo il 50% in forma di capitale. Per alcuni aderenti avere la possibilità di ricevere al pensionamento tutto in forma di capitale può essere preferibile alla rendita, considerato che la rendita della previdenza complementare non è automaticamente reversibile come quella pubblica, ma la sua reversibilità ha un costo che dipende dall’età e dal sesso del beneficiario nonché dalla percentuale di reversibilità che si vuole assegnare.
Nel caso specifico del lettore, il fondo pensione Cometa è un ottimo fondo di categoria che gli permette anche di sfruttare il vantaggio del contributo datoriale. Purtroppo, invece, il Pip Tax Benefit è un prodotto inefficiente gravato da alti costi.
Per esempio, il fondo interno dove il lettore ha investito in misura prevalente, Challenge Provident 1, ha un costo di gestione annuo del 2,95%.
Tale costo non è giustificato da un più alto rendimento. Infatti, si segnala che questo fondo investe l’88,45% del patrimonio in azioni, a fronte della linea Crescita di Cometa che investe in azionario il 37,49%, pertanto i rendimenti dei due prodotti non sono confrontabili. Il bonus a scadenza a cui ha diritto il lettore è sicuramente importante, tuttavia, dato che l’investimento dovrà rimanere in essere per un arco temporale lungo (circa 16 anni), riteniamo che tali risorse potrebbero essere meglio gestite. Pertanto, potrebbe essere opportuno per il cliente trasferire la posizione in un altro prodotto più efficiente, per esempio in un fondo pensione aperto.