Sono nato il 14 maggio 1977 e sono interessato a valutare il riscatto "light" della laurea con durata legale di 4 anni conseguita nel 2002 ma non riesco a quantificare precisamente il reale vantaggio. Ho una contribuzione da lavoratore dipendente continuativa dal 1°novembre 2002 al 10 dicembre 2004, un "buco" per studi postuniversitari dal l'11 dicembre 2004 al 7 maggio 2006 per poi riprendere ininterrottamente i versamenti con contratto a tempo indeterminato. Simulando la mia pensione dal sito Inps, con 801 settimane di contributi lnps contabilizzati al 31 agosto 2019 la data presunta per il pensionamento di vecchiaia sarebbe il 1° settembre 2046, con un importo mensile lordo di 3.696 euro (espresso in moneta costante) secondo l'ipotesi di crescita del Pil dell'1,5% (poco realistica) e un incremento annuo del reddito dell’1,5% (attualmente un 3%). Beneficiando di un riscatto “light” a quale data potrei anticipare il pensionamento? A quanto ammonterebbe la prestazione previdenziale futura con riscatto? Opterei per la rateizzazione dei versamenti in 10 anni che mi consentirebbe di dedurre gli importi con un’aliquota del 38%. Nel caso in cui l'anticipo previdenziale fosse temporalmente poco significativo (un anno o poco più) e quindi ipotizzassi di versare gli importi previsti per il riscatto in un fondo pensione di categoria o Pip con profilo obbligazionario, quale sviluppo finanziario a scadenza otterrei (incremento alla prestazione pubblica) secondo queste due ipotesi: 1) versamento dell'importo del riscatto (5.165.47 euro per sfruttare al massimo la deduzione) nei successivi quattro anni, senza poi ulteriori versamenti? 2) versamento dei 2.096 euro annui nei successivi dieci anni, senza poi ulteriori versamenti?
risponde Federica Pezzatti (f. pezzatti@ilsole24ore.com)
Analizzando la posizione lettore, effettivamente, senza riscatto di laurea, il 42enne accede al pensionamento di vecchiaia a settembre 2046, tuttavia già a luglio 2043 maturerà il requisito per accedere al pensionamento anticipato. «Infatti, sulla base della normativa attuale per i contributivi puri, la pensione anticipata si consegue a 64 anni di età, con 20 anni di contribuzione se la pensione è superiore a 2,8 volte l'assegno sociale, tale requisito anagrafico va adeguato all'aspettativa alla speranza di vita e non prevede l'applicazione della finestra d'uscita», spiegano da Consultique dove hanno analizzato il caso del lettore.
Nel caso in cui il lavoratore riscattasse i quattro anni di corso legale di laurea, in forma agevolata o in forma tradizionale, la decorrenza della pensione non cambierebbe, in quanto, non riuscirebbe ad accedere con il requisito contributivo degli attuali 42 anni e 10 mesi, da adeguare all'aspettativa alla speranza di vita, ma accederebbe sempre con il requisito anagrafico sopra esposto dei 64 anni di età.
Pertanto, in termini di decorrenza della pensione, sulla base dell'attuale normativa, non vi è alcun beneficio. In termini di misura della pensione, segnaliamo che per l'anno 2020 il costo del riscatto di un anno di laurea ammonta a 5.260 euro, pertanto per quattro anni di laurea, l'esborso complessivo ammonta a 21.040 euro; tale onere è interamente deducibile. Ipotizzando una crescita del Pil del 1,5%, un tasso di inflazione pari al 2% e un coefficiente di trasformazione all'età del pensionamento pari a 5,419%, il beneficio economico ammonterà a circa 1.605 euro reali lordi annui.
Nel caso in cui il lettore decidesse di optare per la previdenza integrativa, per esempio in un fondo pensione obbligazionario, abbiamo stimato la rendita derivante al pensionamento investendo un importo pari al costo del riscatto. «Se il versamento venisse dilazionato in quattro anni, la rendita vitalizia non reversibile stimata ammonterebbe a 1.815 euro reali lordi annui, mentre se il versamento venisse dilazionato in 10 anni, la rendita vitalizia non reversibile sarebbe inferiore e pari a 1.485 euro reali lordi annui», spiegano da Consultique. È importante precisare che si tratta di una stima, in quanto i rendimenti futuri non sono noti. Un fatto importante da considerare è che, mentre la pensione pubblica è reversibile nei confronti del coniuge nella misura fissa del 60%, la rendita derivante dalla previdenza integrativa non è automatica e gratuita ma, se richiesta, ha un costo che dipende dalla percentuale di reversibilità che si sceglie, dall'età e dal sesso del beneficiario.
14/02/2020