Ho esaminato con attenzione la risposta data in passato ad un lettore di Plus24 che riguardava il funzionamento tecnico del BTp Italia “inflation-linked” alla variazione dell’indice Foi ex tabacchi calcolato per l’Italia, con scadenza 2030 e tasso cedolare reale annuo fisso 1,60% pagato semestralmente.
L’analisi è stata condotta in quanto sono interessato all’acquisto di un piccola quantità di lotti dello stesso titolo sul mercato secondario. Mi è rimasto solo un dubbio sulla rivalutazione del titolo con riguardo ad una fattispecie illustrata negli esempi di calcolo del sito web del Mef. Qui ci si riferisce ad un capitale sottoscritto di mille euro (minimo lotto sottoscrivibile) con un livello di inflazione Foi maturato nel primo semestre (28 giugno 2022 - 28 dicembre 2022) pari al 5%, mentre nel semestre successivo (28 dicembre 2022- 28 giugno 2023) l’inflazione risulta pari al 2 per cento. La rivalutazione del capitale nominale sottoscritto e del tasso d’interesse (su base semestrale 1,60/2) è conteggiata per la prima cedola al 5% rapportando l’indice dei prezzi giornaliero di riferimento di fine primo semestre 114,62 a quello del godimento cedola iniziale ovvero 109, 72 quindi 114,62/109, 72 = 1,05000 coefficiente. Nel secondo semestre si rapporta il nuovo indice dei prezzi giornalieri di riferimento con inflazione pari al 2% a fine semestre ovvero 116,9532 al precedente 114,62 determinandosi un coefficiente di indicizzazione pari 1,0200. Ciò comporta una rivalutazione complessiva del capitale sottoscritto in emissione di mille euro dell’importo di 70 euro (5o+20) e degli interessi di 16,56 per un totale rivalutato di 86,56 euro. Considerato che il BTp Italia copre solo dalla variazione di inflazione incrementale e solo nel caso in cui l’indice di riferimento Foi (calcolato secondo la formula nota) risulti - peraltro - superiore al valore massimo dei precedenti è corretto intendere che nell’esempio del Mef nel secondo semestre – laddove si presenti un’inflazione del 2% e si determini un coefficiente di indicizzazione più alto del precedente – si sottintenda che il 2% è l’incremento che l’indice Foi ha avuto nel secondo semestre e che quindi l’inflazione su base annua dal 28 giugno 2022 al 28 giugno 2023 (nell’esempio sottintesa costante) sia stata complessivamente del 7 per cento? Suppongo infatti che, nel caso in cui si fosse inteso che l’inflazione fosse scesa dal 5% al 2%, ovvero più precisamente che l’indice Foi dei prezzi giornalieri fosse stato in calo (nel secondo semestre) in valore assoluto riducendosi del 3% rispetto al precedente, si sarebbe usato più propriamente il termine deflazione e non quello di inflazione (che presuppone sempre un aumento dell’indice Foi) come indicato nel successivo esempio sempre del Mef.
Risponde l'Ufficio Studi e Ricerche di Consultique
Il lettore chiede, nella sua complicatissima domanda, un chiarimento dell’esempio di calcolo di un BTp Italia 2030 proposto sul sito del Mef. «Nell’esempio si ipotizza una variazione dell’indice Foi dal 28/6/2022 al 28/12/2022 del 5% (Foi al 28/6/2022: 109,2; Foi al 28/6/2023: 114,66) e dal 28/12/2022 al 28/6/2023 del 2% (Foi al 28/6/2023: 116,9532). – spiega Rocco Probo analista di Consultique –.
Sulla base di queste ipotesi nell’intero arco temporale il rapporto tra il Foi alla data finale e alla data iniziale risulta pari a 116,9532/109,2 =1,071 ( quindi l’inflazione annua nel periodo tra il 28/6/2022 e 28/6/2023 risulta essere del 7,1%).
Nel caso presentato in entrambi i sottoperiodi il valore dell’indice Foi è aumentato, quindi in entrambi i periodi vi è stata inflazione, ovvero un tasso di variazione dell’indice dei prezzi positivo». Si ha deflazione, invece, quando in un determinato periodo il tasso di variazione dell’indice dei prezzi risulta negativo».