COMPLESSITÀ
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha provocato una nuova fiammata sulle commodity. Va sempre più di moda inserire materie prime in portafoglio: questo può avvenire direttamente in due modi o comprando l’Etf sull’indice generale (Crb ma non solo) oppure acquistando Etc sulle singole o raggruppamenti omogenei di materie prime. Già il fatto che lo strumento legato all’indice sia un Etf mentre gli altri sono Etc crea un differenza di forma.
L’Etf infatti ha un patrimonio segregato. Ma andando più a fondo si notano altre differenze, legate all’efficienza dello strumento.
«Osservando - spiega Rocco Probo, analista Consultique - gli indici che replicano l’intero settore delle commodity, come il Crb, e gli Etf ad essi associati non troveremo grandi differenze. Gli Etf sono efficienti nel replicare questi indici. Il punto è che l’indice stesso è una sintesi degli andamenti dei future sottostanti e risente quindi delle storture tecniche legate al roll over dei contratti, a partire dal contango. Queste differenze le si notano se si confronta il valore di una materia prima con il relativo Etc, ad esempio quello su petrolio o sul rame».
Emerge una differenza importante che rischia di essere però più formale che sostanziale. L’Etf ha un minore disallineamento dall’indice generale sottostante e lo replica fedelmente ma questo perché le problematiche tecniche relative al cambio dei contratti delle commodity sono già inglobate nell’indice. In un orizzonte di 10 anni, ad esempio, la differenza tra indice Crb e un uno degli Etf più longevi è appena del 5% a fronte di una differenza che supera il 50% per il rame (tra un Etc e il prezzo del contratto future prima scadenza) oppure di poco sopra al 20 per cento per il petrolio.
«Quindi- conclude Probo - anche gli indici generali alla fine risentono di questo effetto che si amplifica con le materie prime non stoccabili, come quelle energetiche, mentre sui metalli, come oro e argento, dove è possibile la replica fisica, tale effetto non si presenta». Il fenomeno del roll over dei contratti future e del contango colpisce soprattutto energia e agricoltura. Le commodity funzionano così e non ci sono alternative: chi vuol investire, senza imbarcarsi nel complicato mondo dei future, deve accollarsi questi costi indiretti sia che compri l’indice che investa direttamente nella singola materia prima.
Per evitare queste storture allora l’investitore potrebbe puntare sull’oro ad esempio, utilizzandolo come proxy delle commodity. Ma l’operazione rischia di essere fallimentare perché l’oro pesa solo per il 6% sull’intero indice Crb e non è detto che la correlazione sia sempre pienamente positiva. Il settore che pesa di più oggi sull’indice generale, complessivamente è quello agricolo, seguito dal comparto energetico (i due ambiti più esposti al roll over dei contratti future). C’è poi la variabile valutaria da non sottovalutare. Le commodity sono infatti quotate in dollari e in assenza di una copertura del cambio può crearsi una difformità in presenza di significative variazione del dollaro sull’euro.
Infine c’è una modalità indiretta per investire in commodity, che consente di ovviare ai risvolti tecnici dei contratti future e anche al fattore valutario. Si tratta di acquistare titoli azionari legati al mondo delle materie prime (titoli petroliferi, auriferi, etc.). È una modalità che ha sicuramente una correlazione con il trend dei prezzi delle commodity ma poi ci sono anche le dinamiche societarie che possono deprimere o far lievitare le quotazioni dei singoli titoli.