IL VADEMECUM
Sei suggerimenti per scegliere l’Etf giusto. È il vademecum che si può leggere in alto per consentire agli investitori di muoversi nel mare magnum degli strumenti finanziari “replicanti” in modo da evitare errori per quanto possibile. Con un punto chiaro però: sopra gli Etf, che sempre fondi sono, c’è l’ombrello della direttiva europea Ucits che dà precise regole a fondi e Sicav collocate in Europa. È una direttiva di particolare importanza perché tutela il risparmiatore da eventuali possibili errori di selezione.
Leva finanziaria
«Facciamo l’esempio della leva finanziaria – spiega Rocco Probo, analista dell’ufficio studi di Consultique che ha realizzato il vademecum degli Etf per Plus24 –. Ebbene, un Etf regolato dalla normativa Ucits può al massimo avere una leva due short o long». E quindi potrà al massimo amplificare per due volte guadagni e perdite.
La differenza con Etn ed Etc
Un limite che non hanno invece gli Etn e gli Etc, che sono dal punto di vista giuridico delle note di credito «e possono replicare anche strumenti non ammessi dalle direttive Ucits», aggiunge Probo.
Bisogna dunque stare molto attenti in caso di acquisto di tali strumenti: basta il cambio di una consonante finale per passare da un fondo, l’Etf, a una nota di credito, Etc o Etn con tutte le conseguenze del caso.
Il sottostante
Come spiegato nell’articolo a fianco, c’è ormai una svariata scelta di Etf. Nel 2002, c’erano i replicanti degli indici più conosciuti come Msci World o Ftse Mib. Si acquistava quell’Etf sapendo che avrebbe replicato passo passo l’andamento di un noto mercato. Il parametro di riferimento era chiaro e anche famoso per quelli che seguivano (e seguono) il mondo della finanza. «Oggi non è più così – sottolinea l’analista di Consultique –. Molti Etf non replicano semplicemente un indice, ma per esempio seguono dei mega trend. Ecco perché è necessario essere consapevoli di quello che si acquista per evitare spiacevoli sorprese».
C’è dunque dietro un gran lavoro di ricerca ed è meglio evitare il fai-da-te quando si esce dal seminato degli indici stranoti. «Se c’è un consulente finanziario che segue l’investitore, è suo compito selezionare l’Etf migliore per le esigenze del cliente», ribadisce Probo.
La liquidità
La liquidità di un Etf, così come di qualunque altro strumento azionario, consente una rapida vendita dello stesso: più ci sono acquirenti dall’altra parte, più il risparmiatore ha rapidità di uscita dall’investimento. E viceversa.
Anche per questo è meglio evitare Etf troppo di nicchia e preferire quelli che registrano molti scambi: in questi casi infatti, più bid e ask (denaro e lettera) sono vicini, meno ampia è la forchetta di prezzo (spread). Nella crisi del 2008, alcuni Etf videro ampliare in modo enorme lo spread. La conseguenza? Chi voleva uscire dall’investimento, lo faceva con grandissima difficoltà e a costi legati allo spread elevati.i.
I costi
È il grande appeal degli Etf. I bassi costi di questo strumento finanziario hanno creato seri problemi al mondo del risparmio gestito attivo. Nei mercati più efficienti (vedi anche articolo in pagina 4) i gestori devono fare i salti mortali per riuscire a battere la concorrenza dei replicanti. Se le commissioni da pagare sono elevate, anche il miglior asset manager avrà difficoltà a battere un Etf che ha un fardello costi ben inferiore. Per quanto più economici dei fondi attivi, pure gli Etf hanno però dei costi ed è sempre meglio dare un’occhiata alle commissioni prima di acquistarli.
Il rating
C’è infine il rating che è un giudizio sintetico dell’Etf e si basa sulla serie di elementi già analizzati (costi, liquidità, qualità della replica). Una strada utile da seguire per scegliere in maniera oculata e immediata l’investimento da fare.
Vitaliano D’Angerio