Il mercato valutario non dorme mai, è in movimento 24 ore al giorno su varie piazze globali, richiede un attento monitoraggio e anche la conoscenza dell’operatività. Per rendere l’approccio più semplice all’investitore retail, da tempo anche a Piazza Affari sono quotati decine di strumenti (Etn e certificati), che replicano con o senza leva l’andamento di molti cross valutari a partire da euro-dollaro.
L’Etn, vale a dire l’exchange traded note, ha lo stesso meccanismo di funzionamento dell’Etc soltanto che questi ultimi sono relativi alle commodity mentre i primi interessano il mercato valutario. Sono strumenti-cloni che replicano anche con leva 5 l’andamento di un cambio sia al rialzo, sia al ribasso. In questo caso c’è il rischio emittente che viene sterilizzato attraverso l’utilizzo di collaterale (solitamente titoli di Stato).
Occorre analizzare gli strumenti proposti per capire il loro funzionamento. Le commissioni medie si aggirano intorno allo 0,6% con un range ampio. I certificati sono invece derivati cartolarizzati. Nel campo valutario sono soprattutto diffusi quelli a leva, sia fissa, sia variabile. Molto più rari sono i certificati che replicano l’andamento dei cambi tradizionali (dollaro e altre divise più diffuse) senza amplificare le oscillazioni. Anche in questo caso il rischio per il risparmiatore è sempre quello relativo all’emittente.
«Per quanto riguarda gli Etn - spiega Piermattia Menon, analista Consultique - si tratta di strumenti che replicano passivamente l’andamento del tasso di cambio, con esposizione ottenuta mediante contratti future su cambi. L’investitore europeo che vuole esporsi alla valuta estera deve scegliere le versioni “short Eur”, mentre quello che vuole scommettere sul rafforzamento dell’euro nei confronti della valuta estera deve scegliere le versioni “Long Eur”».
Come si può vedere dalla tabella sottostante tra gli Etn più scambiati vi sono molti strumenti con leva. È importante sapere che la leva viene applicata sulla performance giornaliera e pertanto se lo strumento è detenuto per più di una giornata la performance ottenuta potrebbe differire significativamente da quanto atteso dall’investitore per l’effetto del compounding (la performance giornaliere non è uguale al rendimento dell'intero periodo moltiplicato per la leva).
Discostamenti dall’andamento delle valute sottostanti possono verificarsi anche per gli strumenti non a leva: molto dipende dagli spread offerti sul mercato e dalla liquidità degli scambi. Anche in questo caso è opportuno studiare le caratteristiche tecniche dello strumento.
«Questi strumenti - continua Menon - sono per lo più dedicati a chi fa trading sulle valute, anche se potrebbero interessare ad investitori che hanno view molto specifiche sull’andamento del mercato dei cambi. Per l’investitore ordinario solitamente, quando si vuole suggerire l’esposizione ad una valuta esterna, si preferisce solitamente l’acquisto (anche tramite Etf) di asset azionari o obbligazionari denominati in quella valuta piuttosto che l’Etn sul tasso di cambio».
Sui certificati di investimento non a leva il discorso è molto più complesso poiché bisogna esaminare la struttura specifica di ciascun certificato. «In molti casi - continua Menon - sono costruiti per pagare una cedola periodica nel caso in cui la valuta esterna non si deprezzi troppo. Ovviamente per poter pagare delle cedole più elevate spesso vengono scelte valute emergenti, caratterizzate da una volatilità molto consistente anche per fattori geopolitici».
An.Gen.
05/07/2021