Bassi tassi dei titoli di Stato e costo delle garanzie ne riducono i rendimenti
Si alza il livello di attenzione sulle linee garantite dei fondi pensione. Tali comparti assicurano la restituzione del capitale ai lavoratori iscritti ma i bassi tassi di interesse dei titoli di Stato, principale asset di queste linee di investimento, e l’elevato costo della “garanzia” per assicurare la restituzione del capitale, ne stanno falcidiando i rendimenti.
Ecco perché è la stessa Covip, l’authority della previdenza complementare, a lanciare un alert e a chiedere una modifica legislativa.
L’intervento di Padula
«Un tema sul quale l’Autorità ha avviato una riflessione è quello delle linee garantite, la cui presenza nel settore della previdenza complementare deriva in primo luogo dalle disposizioni di legge che richiedono l’istituzione di comparti garantiti alle forme pensionistiche che intendano accogliere il Tfr in silenzio-assenso»: ad accendere un faro sul tema del “garantito” è stato Mario Padula, presidente Covip, nella sua recente relazione annuale. Sono soprattutto le categorie dei fondi pensione negoziali e aperti che hanno da risolvere tale problema. «Sulla possibilità concreta di mantenere le linee garantite come elemento centrale del sistema della previdenza complementare – aggiunge Padula – incidono in modo rilevante la progressiva tendenza alla riduzione dei rendimenti delle obbligazioni governative». Tassi di interesse che potrebbero rimanere a questi livelli per un lungo lasso di tempo.
Il costo delle garanzie
«Poi c’è appunto il costo delle garanzie – ricorda Giuseppe Romano, responsabile ufficio studi Consultique –. Garantire la restituzione del capitale, infatti, ha un costo e anche molto elevato. Infatti, gli Isc (indice sintetico di costo, ndr) delle linee garantite sono tra i più cari». A confermare l’incremento dei costi delle gestioni garantite è la Covip a pagina 163 del documento annuale: «Considerando i soli mandati scaduti nel corso del 2020 e relativi a sei fondi pensione negoziali (per un totale di risorse pari a 3,7 miliardi di euro), la commissione media ponderata è passata dallo 0,30% allo 0,71 per cento.
E non si trovano gestori
C’è infine un ulteriore elemento: la difficoltà di trovare gestori disposti a occuparsi di tali linee di investimento. I fondi pensione negoziali non riescono a «mantenere linee garantite con caratteristiche simili a quelle giunte a scadenza, principalmente per la carenza o, a volte, per la totale mancanza di candidature da parte dei gestori nelle procedure di selezione attivate.
Da qui la pressante richiesta di Padula: «Alla luce di questi andamenti, appare necessario ripensare la funzione dei comparti garantiti e più in generale sviluppare una riflessione sul tema delle garanzie che tenga conto delle condizioni attuali e delle prospettive di sviluppo del sistema della previdenza complementare e dei mercati finanziari in cui esso opera». Vedremo quanto ci metterà il legislatore a cambiare marcia.
Vitaliano D’Angerio
05/07/2021