In Italia però la ripresa dovrà essere sostenibile per il livello di debito
Ora la principale preoccupazione dei risparmiatori italiani, oltre a quella della salute, è preservare il capitale e non solo quello investito, ma anche e soprattutto quello depositato in banca. In Italia ci sono circa 1.500 miliardi sui conti correnti, una cifra elevatissima. Fino a poche settimane fa le case di investimento cercavano la soluzione migliore per riuscire ad attirarla su altre asset class più redditizie, complice anche la buona impostazione dei mercati. Lo scenario di oggi, invece, impone riflessioni differenti e questo enorme quantitativo di liquidità potrebbe essere destinato a rimanere dov’è almeno per il momento, vista la forte volatilità dei listini e l’incertezza sul futuro. Intanto in Europa sono aumentati in maniera vertiginosa (19 miliardi) i prelievi di contante. Avere cash nei momenti di crisi rassicura le persone. Non solo. In queste giornate difficili sono in molti a chiedersi se la liquidità in banca sia al sicuro. La situazione congiunturale in cui versa l’Italia e che coinvolge tutto il mondo dà il via a una serie di dubbi che riguardano le possibili ripercussioni dell’emergenza sulla solidità del sistema bancario; oppure la necessità del Governo di ricorrere a un prelievo forzoso sulle rendite da capitale o sui conti correnti, proprio per reperire capitale (non sarebbe la prima volta). Ancora, in maniera meno velata, ci si chiede quanto sia verosimile un’ipotesi di insolvenza dello Stato italiano. Ipotesi che al momento sembrano comunque remote.
«Durante tutto il periodo della pandemia - spiega Giuseppe Romano, direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche di Consultique - i soldi dei risparmiatori resteranno al sicuro sui conti correnti anche grazie agli interventi che, nelle varie forme, sono attuati da parte della Bce. In particolare, l’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi come l’Italia. Inoltre, il nostro sistema bancario ha già fatto una bella pulizia degli Npl (i crediti deteriorati) e sta da tempo portando avanti un processo di ricapitalizzazione».
È difficile prevedere quando finirà a livello mondiale la crisi sanitaria. Una cosa è certa, più a lungo durerà e più profonda sarà la crisi economica internazionale, in particolare per il nostro Paese. «L’Italia - prosegue Romano -, da tanti anni ha un Pil al di sotto della media europea, sia in fase di recessione, sia - purtroppo - in fase di ripresa economica. L’Italia ne potrebbe uscire con un rapporto debito/Pil superiore al 150%, ma con una crescita economica sostenibile per quel livello di debito. Questa è la condizione favorevole (e sperata) che potrebbe tranquillizzare i mercati. E anche gli acquirenti dei nostri titoli di Stato, che in gran parte sono in pancia alle banche e indirettamente rappresentano i nostri risparmi sui conti correnti».
La domanda, quindi, è cosa accadrebbe se in fase di ripresa la crescita del Pil italiano dovesse essere mediocre. «In questo caso sarà fondamentale che la Bce continui a comprare in maniera importante i nostri BTp - conclude Romano - altrimenti i rischi per i nostri risparmi aumenteranno in maniera consistente». Ma ci vorrà ancora tempo.