Sabato 30 marzo - Plus 24, p.16
LA LETTERA.
Vorrei un vostro parere circa la mia idea di licenziarmi anticipatamente entro e non oltre il 2034.
Sono un dipendente pubblico e lavoro dal gennaio 1993, al momento il reddito lordo è pari a 30mila euro circa. La mia asset allocation è composta da fondi comuni e fondi pensione in un rapporto 50%-50% tra azionario e obbligazionario.
Essendo senza eredi e senza partner, la mia intenzione è quella di anticipare la pensione, licenziandomi tra massimo una decina di anni.
Durante l’attesa della pensione potrei consumare parte di questa somma che sarà investita in strumenti meno rischiosi. I soldi della vendita della casa, (prezzo minimo 200 mila euro) e gli altri valori mobiliari (ho calcolato che dalla somma di tutti gli asset oltre al Tfr dovrei arrivare a 350mila euro) dovranno servire a pagarmi un affitto presso una località marina (600 euro al mese), e coprire dalle mie spese di vita per una somma intorno a i 25.000€ annui.
Quali pensate possano essere i rischi di questa scelta?
G.B.
Per comprendere se si possono realizzare i propri obiettivi e i propri desideri è fondamentale fare pianificazione finanziaria.
Per prima cosa è importante sapere quale sarà la data di decorrenza della pensione, quante saranno le entrate al pensionamento e se tali entrate saranno sufficienti a coprire il proprio tenore di vita. Ipotizziamo che il nostro lettore abbia 53 anni, avendo iniziato l’attività nel 1993 e ipotizzando che non abbia buchi contributivi, nel caso in cui interrompa l’attività lavorativa a dicembre 2032, accederà al pensionamento a gennaio 2038. Pertanto per cinque anni il lettore non percepirà né reddito da lavoro né reddito da pensione.
Considerando che ora ha una retribuzione pari a 30mila euro lordi annui, ipotizzando che abbiamo avuto una crescita dei redditi pari all’1,5% oltre l’inflazione attesa (stimata al 2%), indicativamente percepirà una pensione netta attorno a 22.000 euro reali annui. Quindi, al pensionamento, avrà un gap pari a tremila euro annui (visto che ha un tenore di vita desiderato pari a 25.000 euro). Considerando che il cliente tra otto anni stima di aver accantonato un patrimonio complessivo di 350mila euro, avrà risorse sufficienti fino all’aspettativa alla speranza di vita? Può quindi permettersi di interrompere l’attività lavorativa prima o è necessario lavorare fino al pensionamento?
La pianificazione risponde proprio a questi interrogativi. Considerando i prelievi necessari, supponendo che non ci siano spese extra e ipotizzando di proteggere il capitale dall’inflazione, mantenendo investite le somme con un rendimento del 2%, pari all’inflazione, si stima che il lettore eroderà il capitale accumulato tra i 95 e i 96 anni. Possiamo quindi affermare che il cliente potrebbe soddisfare il suo desiderio di ritirarsi anticipatamente dal lavoro. Segnaliamo però che è presente il cosiddetto longevity risk, ovvero il rischio di vivere oltre l’aspettativa di vita.
Nel caso in cui erodesse il patrimonio finanziario accantonato e vivesse più a lungo, rimarrebbe l’entrata da previdenza pubblica e dovrebbe ridurre il suo tenore di vita di circa il 12%, a meno che non ci siano entrate da successione. Questi calcoli sono stati effettuati ipotizzando diverse variabili, è chiaro che la pianificazione deve essere effettuata ad hoc per ogni singola situazione, in quanto, per esempio l’importo della pensione può variare notevolmente a seconda della propria storia contributiva.
Risponde Consultique