Plus24: Rendiconti dei costi entro il 30 aprile, ma dal 2021

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Plus24: Rendiconti dei costi entro il 30 aprile, ma dal 2021

RENDICONTI DEI COSTI ENTRO IL 30 APRILE, MA DAL 2021
RENDICONTI DEI COSTI ENTRO IL 30 APRILE, MA DAL 2021

 

La Consob indica le linee guida per contenere le prassi poco congrue seguite nel 2019 dagli intermediari


Anche il 2020 sarà un ennesimo anno di rodaggio. Per andare a pieno regime, l’informativa che gli intermediari devono fornire a ogni singolo cliente per renderlo consapevole dei costi effettivamente sostenuti per il servizio di investimento, dovrà fare ancora molta strada. La Mifid2 è stata varata a livello europeo nel 2014, recepita in Italia nel 2017, entrata in vigore nel 2018 e dopo il rinvio di un anno, gli intermediari nel 2019 per la prima volta hanno inviato il resoconto dei costi ex-post ai clienti. Tutti questi anni non sono comunque bastati agli operatori per giungere preparati all’appuntamento con l’invio di una rendicontazione chiara, corretta e non fuorviante dei costi, come richiesto dalla direttiva Mifid2 che - ricordiamo - è già in corso di revisione in sede Ue. Lo scorso anno la gran parte degli intermediari ha anche cercato di trovare tutti gli escamotage possibili per non far percepire agli investitori quando spendono per i propri investimenti finanziari.
Proprio al fine di contenere prassi pregiudizievoli per gli interessi dei risparmiatori, la Consob il 7 maggio ha pubblicato una raccomandazione per dare indicazioni di maggior dettaglio agli intermediari, che vanno nella direzione di favorire una maggior standardizzazione del formato e del contenuto dei rendiconti per consentire ai clienti un più agevole confronto delle condizioni economiche praticate dai diversi operatori. Un’iniziativa apprezzabile, emanata al termine di una pubblica consultazione, che giunge però fuori tempo massimo per andare a regime quest’anno con i resoconti dei costi relativi al 2019 che alcuni intermediari hanno già inviato, altri sono in procinto di inviare e altri invieranno più avanti.

La tempistica

Nell’indicare la data del 30 aprile come termine ultimo per trasmettere le rendicontazioni riferite all’anno solare precedente, la Consob per quest’anno invita ormai gli intermediari a inviarle solo prima possibile. «Con riferimento alla tempistica, accogliamo con favore la fissazione di una data di scadenza per l’invio dei rendiconti - afferma Andrea Rocchetti, responsabile investment advisory di Moneyfarm -. Anche quest’anno siamo stati tra i primi a trasmettere i rendiconti ai propri clienti. Accogliamo di buon grado le raccomandazioni del regolatore e limando i pochi dettagli ancora perfettibili cercheremo di migliorare ulteriormente il nostro rendiconto il prossimo anno a ulteriore beneficio dei risparmiatori». Abi, Assoreti, Assogestioni, Assosim e Aipb hanno espresso tutte le loro perplessità in fase di consultazione (vedi tabella a lato), ritenendo non percorribile il rispetto del termine del 30 aprile neanche per i prossimi anni. Ascofind, Anasf, Moneyfarm, FederPromm, Cndcec, AscoScf, Nafop, Gim Legal e Cfa Society Italy ritengono realizzabile l’invio entro fine aprile e hanno anche ribadito in sede di consultazione che le tempistiche di invio dovrebbero anche essere più prossime al periodo di riferimento. C’è anche chi quest’anno è riuscito a inviare le rendicontazioni entro la fine di febbraio. «I nostri associati - spiega Giuseppe Romano del direttivo di Nafop ed AssoScf - hanno recepito le nostre linee guida che prevedono l’invio della rendicontazione dei costi ex post entro e non oltre 60 giorni dalla fine dell’anno solare. Termine di invio entro fine febbraio che viene anche inserito come un vero obbligo nel contratto Mifid che consulenti autonomi ed Scf fanno firmare alla clientela».

Struttura e contenuti

Sulla struttura del rendiconto la Consob invita innanzitutto gli intermediari a redigere un documento stand alone, che può essere trasmesso ai clienti insieme ad altri documenti dai quali però deve restare fisicamente distinto. Al massimo l’informativa sui costi può essere inserita in un documento più ampio, ma ben in evidenza nella prima pagina o in quella subito dopo il frontespizio, anche attraverso una specifica intitolazione. Lo scorso anno, secondo una ricerca del Politecnico di Milano, solo il 44% dei resoconti conteneva la parola costi nell’intestazione.
La Consob pone anche in rilievo le modalità di rappresentazione dei costi, sia in valore monetario, sia in percentuale, con l’invito a utilizzare uno schema generale indicato dall’Esma, specificando inoltre di esporre i costi del servizio di gestione patrimoniale separatamente dal resto del portafoglio amministrato. Viene introdotta anche la necessità di indicare espressamente anche i costi impliciti e gli oneri fiscali che gravano sul cliente. Inoltre è stato raccomandato di riportare i rendimenti al lordo e al netto, senza però entrare nel merito della modalità di calcolo lasciando agli operatori la scelta del metodo in attesa di un pronunciamento che potrebbe arrivare sul punto dall’Esma. La Consob non interviene neanche su come calcolare l’impatto dei costi sul rendimento.
La raccomandazione Consob è sicuramente un atto di moral suasion che lascia liberi gli intermediari di seguire altre strade, ma indica delle linee guida che devono essere prese in considerazione dagli operatori perché comunque rappresentano un’interpretazione delle norme e saranno alla base dei futuri controlli che competono all’authority.

gianfranco.ursino@ilsole24ore.com