In settimana si è chiuso il collocamento della 18esima edizione del BTp Italia. Un titolo che insieme alle emissioni precedenti non ancora giunte a scadenza, è sempre possibile acquistare anche in Borsa. In ogni caso l’investitore deve tener conto della particolare natura fiscale della rivalutazione legata all’inflazione delle cedole riconosciute dai BTp Italia. Una peculiarità che occorre tener presente anche in considerazione dell’avvicinarsi del termine dell’anno solare, data rilevante per la compensazione di minusvalenze pregresse, e del considerevole importo delle cedole che nei prossimi mesi verranno distribuite dai BTp Italia in circolazione.
«Il trattamento della cedola di una classica obbligazione a tasso fisso è infatti un reddito da capitale in quanto soddisfa il requisito della certezza nell’ammontare e nella data di pagamento – spiega Rocco Probo, analista dell’ufficio studi di Consultique -. La cedola di un BTp Italia, diversamente, è composta da un elemento certo nell’ammontare, ovvero il tasso reale minimo garantito, e un elemento, ovvero la rivalutazione in base dell’inflazione osservata, incerto fino al momento della pubblicazione del dato ufficiale da parte dell’Istat.
Sulla base di ciò, tipicamente per i primi quattro mesi dopo lo stacco dell’ultima cedola, la componente di rivalutazione del capitale della successiva cedola non è ancora nota con ufficialità rappresentando pertanto non reddito da capitale, bensì reddito diverso. Essendo reddito diverso permette la compensabilità fiscale di eventuali minusvalenze pregresse in capo al venditore. La natura del reddito si trasforma in reddito da capitale nel momento in cui l’ammontare della prossima cedola diviene certa».
Come per tutti gli altri titoli di Stato, la tassazione dei redditi di capitale e diversi è al 12,5%. Ma c’è una differenza e per coglierla aiutiamoci con un esempio. Ipotizziamo un acquisto di un BTp Italia a 100 con un coefficiente di rivalutazione pari a 1,00 senza rateo cedola e di una vendita successiva dello stesso BTp Italia a 100 con un coefficiente di rivalutazione pari a 1,03 e con una componente di rateo basata sul tasso reale garantito nel frattempo maturata. Se la vendita avviene in un giorno antecedente alla data in cui la rivalutazione del capitale è definita allora il 3% derivante dal coefficiente di inflazione è reddito diverso; se la vendita avviene in una data successiva all’ufficialità anche tale componente, così come la quota di rateo del tasso reale garantito, diviene reddito da capitale.
Conseguentemente, per chi acquista sul mercato secondario prima dell’ufficialità della rivalutazione del capitale, la maggiorazione di prezzo pagata in base al coefficiente di rivalutazione risulterà ai fini fiscali componente stessa del corrispettivo di acquisto.
Il prezzo ai fini fiscali di chi acquista nell’esempio diviene quindi pari a 103. Nell’ipotesi in cui tale acquirente riceva una cedola finale semestrale composta dal 4% di rivalutazione del capitale oltre che dalla cedola reale e riottenga il capitale nominale dell’obbligazione, pagherà la tassazione del reddito da capitale sia sulla quota di cedola reale di sua competenza sia su tutta la rivalutazione del capitale dell’intero semestre, ottenendo tuttavia una minusvalenza nello zainetto fiscale per la quota di rivalutazione del capitale non di sua competenza, ovvero nell’esempio citato pari al 3 per cento.
Gianfranco Ursino