Plus24: Tra gli ETC e gli ETN perdite anche del 95%

Consultique
Consultique

Plus24: Tra gli ETC e gli ETN perdite anche del 95%

INVESTIMENTI SOTTO STRESS: TRA GLI ETC E GLI ETN PERDITE ANCHE DEL 95%
INVESTIMENTI SOTTO STRESS: TRA GLI ETC E GLI ETN PERDITE ANCHE DEL 95%

Gli ETF con panieri più diversificati hanno sofferto meno rispetto a quelli con indici più concentrati

L’escalation di ribassi che hanno interessato i mercati finanziari dalla metà di febbraio ha prodotto conseguenze significative anche sulle quotazioni degli ETP (Exchange traded products), che comprendono ETF, ETC ed ETN. Strumenti che replicano passivamente e a basso costo gli indici sottostanti. Le ricadute si sono manifestate su tre versanti: 1) sul tracking error, con scostamenti più ampi tra l’andamento dei singoli ETP rispetto al sottostante; 2) sugli spread bid-ask (i prezzi di acquisto-vendita) che si sono allargati; 3) con ripercussioni anche sulla negoziabilità effettiva degli strumenti.
«Con molti titoli azionari incapaci di fare prezzo e buona parte delle emissioni corporate precipitato in una crisi di liquidità - spiega Giuseppe Romano, responsabile ufficio studi di Consultique - la replica del proprio benchmark per gli ETP è diventata sempre più difficoltosa, mancando di fatto una quotazione precisa del sottostante. Assenza di prezzo, ma anche ampi spread bid-ask dei sottostanti, si sono traslati nella quotazione in continua degli ETP, con gli operatori preposti a fornire liquidità in forte difficoltà ad essere presenti sui book di negoziazione con quotazioni e quantità. E senza i cosiddetti market maker, alcuni ETP sono stati sostanzialmente in balìa della semplice dinamica di domanda e offerta, trattando a sconto rispetto all’effettivo valore sottostante (Nav)». Sul più efficiente listino americano, anche i più grandi ETF al mondo sull’obbligazionario di iShares, Vanguard e State Street hanno visto il divario tra la quotazione e il Nav toccare punte del 4-6%, quando in genere viaggiano intorno allo 0,1-0,2%. Il fenomeno, comunque, si è osservato solo in alcuni frangenti, tanto che poi nelle sedute successive vi è stata una convergenza tra prezzo scambiato e Nav dell’ETP.
In media le quotazioni a sconto più ampie si sono registrate su asset class meno liquide, come l’azionario emergente e su buona parte delle asset class obbligazionarie: Corporate high yield, Corporate Investment Grade, Emergenti (vedi tabella a lato). Stessa dinamica che si è presentata sugli spread bid-ask medi regi-strati, con un ampliamento significativo nelle fasi di maggiore tensione. «Risulta evidente - prosegue Romano - che gli ETP con basket limitati di partecipazioni o titoli sono stati maggiormente colpiti da tali fenomeni: panieri ampiamente diversificati e con un frazionamento del peso dei singoli titoli hanno sofferto certamente meno (o per nulla) rispetto a indici concentrati. Questo è evidente, in particolare, sull’obbligazionario corporate Investment grade dell’Eurozona, dove gli indici replicati, possono variare, come numerosità titoli, tra 30 e 500». In questo contesto gli strumenti leverage hanno evidenziato perdite record, tanto da avvicinarsi ad un azzeramento delle quotazioni soprattutto tra gli ETC ed ETN che a Piazza Affari possono avere una leva massima a 3 (fino a 5 per cambi e reddito fisso). Un po’ come è successo con i certificati (vedi pagina 4), per i quali è ammessa una leva 7. Discorso a parte meritano gli ETF, che essendo fondi comuni Ucits, con un patrimonio segregato e una diversificazione obbligatoria, possono avere al massimo leva 2. «Per le caratteristiche dei prodotti a leva, la cui performance è ribasata a livello giornaliero, ampie variazioni in negativo (come successo per il petrolio), possono produrre variazioni record dello strumento finanziario. È il caso degli ETC che replicano, a leva 3, il prezzo del petrolio e che nel giorno di massimo ribasso di questa materia prima (-30%) hanno visto, per alcuni prodotti, performance vicine al -90%». Di sicuro gli strumenti a leva non sono adatti per i cassettisti. Per periodi superiori a un giorno la dinamica dell’ETP a leva diventa quasi autonoma rispetto al sottostante. Per esempio, se l’indice di riferimento ottiene il primo giorno +10% di performance e il secondo giorno -10%, un ETP short a leva 2 giornaliera registrerà -20% il primo giorno e +20% il secondo giorno. Nel complesso, però, l’indice perde l’1%, mentre l’ETP a leva perde il 4% e non il 2% come intuitivamente si è portati a credere. E in un mercato volatile, con significative variazioni giornaliere bidirezionali, le differenze di performance nel lungo periodo possono essere molto ampie.