Quota 100: le integrazioni «last minute»

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Quota 100: le integrazioni «last minute»

Quota 100: le integrazioni «last minute»
Un’opportunità insperata, per molti sessantaduenni, quella di accedere alla pensione. Che il decretone del Governo Lega-M5s offre a chi abbia almeno trentotto anni di contributi.
L’occasione è ghiotta, a fronte di orizzonti previdenziali alquanto nebulosi. E per nulla scontata - a dispetto dei proclami elettorali - per come si è dipanato l’iter della Legge di bilancio ( che ancora deve avere il benestare del Parlamento).

Proprio per questo, tanti pensionandi potrebbero arrivare impreparati alla perdita di una parte delle entrate. La rendita pensionistica, infatti, sarà più bassa dello stipendio. Secondo i calcoli di Aon, citati nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, il «taglio» va da un quinto delle entrate (per chi percepisce un lordo di 30mila euro annui) a poco meno di un terzo (con salari da 150mila euro). Le alternative per coprire il reddito mancante non sono molte, se non ci si è già costruiti una rendita complementare. Soprattutto, le soluzioni sono costose.

La più semplice, per chi abbia messo da parte un tesoretto, è il decumulo dei risparmi depositati su un conto, investiti in fondi, o in altri prodotti facilmente liquidabili, magari con un piano rateale che segue speculari fasi di accumulo. È una soluzione flessibile, che si adatta a esigenze di spesa variabili nel tempo. Ma presenta due rischi principali: quello di dover smobilizzare il capitale a un prezzo sfavorevole e quello di finire i soldi troppo presto.
Chi, invece, ha liquidità da investire, può optare per strumenti che danno una cedola periodica. Tuttavia, con i tassi di interesse ai minimi storici, per avere un flusso sufficiente serve un patrimonio di partenza rilevante, poiché più l’investimento è ritenuto sicuro, meno generoso è il rendimento. Un’attenzione particolare va ai fondi di investimento e agli Etf (fondi passivi quotati) che pagano dividendi: se distribuiscono solo le cedole erogate dai titoli che hanno in portafoglio (come gli Etf a stacco) potrebbero rendere poco, in particolare se hanno un profilo prudente. Viceversa, se la cedola è “garantita”, potrebbe non essere un guadagno maturato dal fondo, ma di un rimborso anticipato del capitale investito. Il rapporto crescente rischio/rendimento vale anche per i titoli governativi e le obbligazioni in generale. Un titolo di Stato tedesco a dieci anni (il bene rifugio per eccellenza nell’area euro) rende poco più dello 0,2%: vuol dire che 100mila euro fruttano 200 euro lordi all’anno, 16 euro al mese. Un titolo di Stato italiano di pari durata rende il 2,7%; anche un Treasury americano dà il 2,7%, ma espone alle oscillazioni del biglietto verde, nel bene e nel male.

Ci sono anche prodotti assicurativi per una rendita last minute, o quasi.
Per esempio, i contratti di rendita vitalizia immediata (compatibili con la disponibilità della liquidazione). Il premio versato è unico ed è restituito in forma di rendita, che varia in base all’età e alla somma impegnata. La rendita può avere periodicità diversa ed essere reversibile ai familiari. Il rischio di spendere tutto il patrimonio prima del decesso è trasferito alla compagnia, che continuerà a pagare, almeno finché l’assicurato è in vita. Quindi, il contraente potrebbe ricevere più di quanto versato. Per contro, il sottoscrittore non può riscattare il suo tesoretto, che in caso di premorienza è restituito agli eredi solo se la rendita è reversibile (un’opzione che ha un costo). Questo polizze sono contraibili fino a tarda età, ma hanno generalmente commissioni prelevate sulla rendita, tanto più elevate quanto più la rendita è frazionata. «Ogni prodotto è a sé - spiegano dall’Ufficio Studi di Consultique - e bisogna analizzare con attenzione le caratteristiche e le voci di costo riportate nel prospetto informativo».

Poi ci sono polizze unit linked (che investono in fondi) che prevedono programmi di decumulo. In genere, danno una rendita solo fino all’esaurimento del capitale investito (o fino alla morte del sottoscrittore). Offrono il vantaggio di poter scegliere il profilo di rischio dell’investimento e di cambiarlo nel tempo. Però nascondono molti costi, perché agli oneri della polizza si sommano quelli dei fondi interni. Inoltre, il capitale non è garantito.
Infine, chi ha delle disponibilità in surplus può valutare polizze tradizionali collegate a gestioni separate. «In questo caso - precisano da Consultique - c’è garanzia del capitale e una rivalutazione che normalmente si consolida nel tempo; alcuni prodotti prevedono anche la conversione del capitale in rendita vitalizia».

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