Un dato allarmante, per il semplice fatto che queste tipologie di prodotti, pur rientrando nell’alveo dei normali strumenti obbligazionari, lasciano scoperti i clienti. I diritti dei sottoscrittori sono infatti, come dice il nome, subordinati ad altri. In pratica, in caso di problemi finanziari per l’emittente, il loro rimborso avviene successivamente a quello dei normali obbligazionisti e prima degli azionisti. In parole povere, chi ha questi titoli deve attendere che vengano rimborsati tutti gli obbligazionisti per avere quello che gli spetta. Spesso e volentieri, però, il capitale non basta per tutti e chi possiede questi bond rimane a bocca asciutta. È esattamente quello che è successo a chi aveva le subordinate delle quattro banche salvate. Fortunatamente è venuto in soccorso dei risparmiatori il Fondo Interbancario dei Depositi che da lunedì 17 ottobre ha iniziato a rimborsare i clienti che hanno fatto domanda. Al momento i correntisti che verranno rimborsati sono circa 600 e otterranno un rimborso forfettario fino all’80% dei titoli azzerati con il salvataggio di novembre 2015. Proprio per i rischi che offrono, le obbligazioni subordinate possono rappresentare un buon indicatore per conoscere la solidità delle banche che le propongono al mercato. Ne esistono di due tipi: quelle scambiate sul mercato regolamentato, le subordinate quotate, e quelle che di fatto si comprano e si vendono solo allo sportello, le subordinate non quotate. A oggi si riesce a tracciare una mappa completa al 100 per cento solo dei prodotti quotati. Per gli altri la trasparenza è minima e una fotografia del mercato è difficile da tracciare. «Bisognerebbe controllare i bilanci di ogni banca presente sul mercato, capire quali obbligazioni ha una banca e quali tra queste sono le subordinate non quotate», spiega Patrizio Basile, analista esperto di bond di Consultique, società di consulenza finanziaria. Le obbligazioni quotate in Borsa sono decisamente più trasparenti e liquide, possono cioè essere scambiate come un normale titolo azionario. Secondo i dati forniti da Skipper Informatica, uno dei maggiori data provider in ambito finanziario, sul mercato italiano esistono 174 obbligazioni subordinate quotate con un capitale emesso di 85,9 miliardi in euro, 2,6 miliardi in dollari e 600 milioni in sterline inglesi, di cui ancora in mano ai sottoscrittori 79,8 miliardi in euro, 2,6 miliardi in dollari e 600 milioni in sterline.