UNA FINESTRA SUL MONDO
Sull’economia turca pesano enormemente le tensioni interne
La Turchia ha visto crescere il Pil dell’11% nel 2021. Un anno nel corso del quale il presidente Erdogan ha “licenziato” il governatore della banca centrale turca (il terzo cambio voluto da Erdogan) e il ministro delle finanze in cambio di suoi seguaci. In questo modo il presidente è riuscito a sovvertire la politica monetaria, tagliando i tassi di interesse diverse volte per cercare di favorire gli investimenti e la crescita del credito.
Questa politica monetaria ha, però, provocato un forte deprezzamento della lira turca, causando un’impennata dell’inflazione fino al 54% a febbraio 2022. Il persistere di questa inflazione metterà a dura prova la popolazione turca, scesa in strada per richiedere l’aumento dei salari minimi, e un ulteriore deprezzamento della lira potrebbe provocare diversi problemi. La crescita del Pil per il 2022 è prevista in calo, rispetto a quella del 2021.
Anche in Turchia, la guerra sta peggiorando la situazione: un problema per Erdogan, in vista dell’elezioni del 2023. Nonostante la presenza di cedole interessanti, le dinamiche descritte stanno comportando una fuga di capitali dal Paese. La Borsa di Istanbul registra una netta sotto-performance rispetto all’indice dei Paesi emergenti dal 2018 e la volatilità è molto elevata.