La scadenza del titolo tra poco più di tre anni e la “solidità” di Banca Imi contribuiscono a tenere basso il rischio sull’obbligazione acquistata dal lettore di «Plus24». Vediamo il perché.
Il bond banca imi
L’obbligazione emessa da Banca Imi (del gruppo Intesa Sanpaolo) nel novembre del 2014 è a tasso misto: per il primo anno paga quattro cedole trimestrali al tasso fisso dell’1,25% annuo, mentre dal secondo anno paga cedole trimestrali indicizzate al tasso variabile Euribor a tre mesi (oggi a -0,33%), maggiorato di 65 punti base (0,65 per cento). È anche previsto un tasso massimo al 3% ma, dato il contesto di mercato, è improbabile che le cedole possano raggiungere un valore così alto entro la scadenza del titolo nel novembre del 2021. Inoltre, il bond è senior (cioè ha priorità di rimborso in caso di eventuale dissesto della banca) ed è quotato sul sistema multilaterale di negoziazione Euro Tlx dove registra una buona liquidità (cioè è facilmente vendibile in caso non lo si volesse tenere fino alla scadenza).
Gli scenari di probabilità
«Questa obbligazione - spiegano gli analisti della Società di consulenza finanziaria (Scf) Consultique di Verona - ha una probabilità del 6,38% di perdere circa 59,37 euro su 100 iniziali (un recupero medio quindi di 40,63 euro), mentre nel 93,62% dei casi può consentire un guadagno dato da un rimborso atteso di 103,70 euro su 100 iniziali. Questi scenari sono compatibili con il prezzo di 99 euro, riscontrabile sul mercato. Complessivamente – concludono gli esperti veneti – siamo di fronte a un investimento che ha un grado di rischio basso. La scadenza ravvicinata del titolo e la poca rischiosità dell’emittente contribuiscono a tenere basso il rischio di insolvenza».
La situazione della banca
Banca Imi fa parte del gruppo bancario Intesa Sanpaolo che, fin dall’inizio della crisi finanziaria di ormai un decennio fa, si è sempre confermato al vertice in Italia per la gestione dei crediti deteriorati e delle sofferenze (Npl, Non performing loan), non avendo mai avuto necessità di aumenti di capitale e registrando un utile negativo soltanto in due anni (nel 2011 e nel 2013). Complessivamente l’istituto di credito non ha mai perso la sua solidità patrimoniale; infatti, nella trimestrale di marzo 2018 mostra un Cet1 al 13,3%, un buon risultato per un gruppo bancario attivo sul settore del credito. Anche a livello reddituale la situazione è serena, con un Roe (Return on equity, un indicatore che permette di dare una valutazione sintetica dell’efficienza del management dell’azienda) del 10,09% in crescita.
Il gruppo bancario Intesa Sanpaolo, infine, è stato recentemente protagonista dell’assorbimento - con il contributo dello Stato italiano - delle due banche venete in Liquidazione coatta amministrativa (Veneto Banca e Popolare Vicenza).