Nel complicato contesto europeo caratterizzato da più ombre che luci, i Paesi Bassi rappresentano un’eccezione, con dati fondamentali e, prima ancora, di fiducia degli agenti economici ancora solidi. Il Pil su base annua nel secondo trimestre del 2019 è cresciuto dell’1,8%, in crescita rispetto al +1,7% registrato nel primo trimestre. Fondamentalmente solide anche le finanze pubbliche con un rapporto debito/Pil inferiore al 60% e un surplus di bilancio del +1,5% nel 2019. Anche per questi dati i classici indicatori dell’affidabilità di un emittente indicano un’ottima qualità del merito di credito. I credit default swaps a cinque anni sono infatti pari a 15 punti base, solo quattro in più rispetto alla Germania. Anche il rendimento decennale è in linea con quello tedesco, con uno spread pari a poco più di 10 punti base. Conseguentemente, anche il rating emesso dalle principali agenzie rispecchia il giudizio dato all’omologo tedesco. La curva dei rendimenti dei titoli di Stato olandesi è ampiamente sottozero. Per ottenere un rendimento nominalmente positivo di appena 5 punti base è necessario allungarsi su scadenze a 30 anni. Il rialzo nell'ultimo anno dei listini obbligazionari olandesi è stato accompagnato anche dalla sovraperformance del principale indice azionario dei Paesi Bassi, ovvero l’Aex Index rispetto al generico Msci Europe. Nell'ultimo anno, infatti, l’indice olandese ha reso poco più del 9%, quasi il 3% in più rispetto all'indice diversificato. Allungando la serie storica agli ultimi quattro anni l'extra-rendimento risulta pari a oltre 20 punti percentuali. È possibile esporsi sul mercato olandese con investimenti in Etf, fondi o con obbligazioni governative denominate in euro.