Tra 2014 e 2015 il Messico presentava un ottimo ritmo di crescita, nonostante i problemi interni legati alle disuguaglianze economiche e sociali. Nel 2015 il Pil registrava una crescita del 2,5%, in ripresa dal 2,2% del 2014 con un buon andamento dei consumi interni, degli investimenti e delle esportazioni. Il rapporto debito/PIL ha visto un aumento non significativo, restando a un livello moderato, così come il tasso di inflazione che si attesta sotto controllo tra il 2% e 3%; anche il livello di disoccupazione è buono e in calo, attualmente al 4% circa, migliore di molti paesi sviluppati.
L’economia messicana tuttavia dipende molto dagli USA, sia per gli investimenti sia per l’export, dove circa l'80% è rivolto al mercato statunitense. La vittoria di Trump ha pertanto avuto un riflesso molto negativo sul Paese per le politiche protezionistiche del nuovo presidente statunitense. La valuta locale, il “peso messicano”, ha pertanto reagito con una svalutazione significativa. La Banca Centrale del Messico per dare supporto al peso già a dicembre 2015 aveva alzato i tassi d’interesse e nel 2016 sono stati decisi ulteriori tre rialzi; al momento il tasso ufficiale è pari a 4,75%.
L’indice azionario messicano ha sottoperformato costantemente l’indice mondiale, in particolare nell'ultimo tratto si evidenzia il crollo registrato a seguito delle elezioni Usa. Sul fronte obbligazionario la curva dei tassi nella parte a breve ha registrato un significativo rialzo, il rendimento del titolo a un anno è passato dal 3,5% al 6% mentre il tasso a lungo ha visto un rialzo di circa mezzo punto percentuale. È possibile esporsi sul mercato messicano tramite Etf e Fondi, principalmente sul comparto azionario, mentre risulta più complesso l'investimento obbligazionario.