Il Vietnam rientra tra i cosiddetti mercati di frontiera. Nell’indice MSCI Frontier Markets a fine 2018 pesava per circa il 15%, dopo l'Argentina (16,5%) e il Kuwait (23%). I mercati frontiera racchiudono l’insieme dei Paesi con buoni tassi di crescita e una demografia favorevole; rispetto ai mercati emergenti presentano ancora una capitalizzazione minore e una minore liquidità. Il Vietnam ha visto una buona crescita nel 2018, con incremento del Pil superiore al 7%. Il supporto principale deriva dalle esportazioni di beni, con un settore manifatturiero in salute, e una domanda interna robusta. La Banca centrale ha previsto un rallentamento per i prossimi anni, derivante dalla situazione globale di incertezza legata alla guerra commerciale in corso tra Cina e Usa. Il Vietnam ha comunque cercato di diversificare la sua presenza globale, anche verso Ue e Giappone, al fine di ridurre la dipendenza dagli Usa. Il Vietnam evidenzia una buona solidità nei fondamentali, tuttavia anche tra i mercati di frontiera sono presenti rischi politici e valutari maggiori rispetto ai paesi sviluppati.
La curva dei tassi risulta inclinata positivamente con una differenza tra i rendimenti con scadenza 2-10 anni dell’1,2%. L’indice azionario del Vietnam è costituito principalmente da società real estate e finanziarie, quindi molto cicliche, con un P/E a 16, rispetto a un multiplo di 11 degli indici Msci emergenti. L’indice ha chiuso il 2018 con una performance annua negativa del 15% (in Usd) al pari dell’indice sui paesi emergenti, mentre l’indice Msci sui paesi di frontiera ha registrato -18%. È possibile esporsi al mercato vietnamita soprattutto sul settore azionario con Etf e fondi, nella parte obbligazionaria è possibile acquistare direttamente strumenti governativi in valuta.