Nel 2018 la crescita dell’India si è attestata al 7,2% arrivando al 6° posto tra le potenze economiche mondiali. Buona la crescita dei consumi e gli sviluppi sul lato della digitalizzazione. La semplificazione del sistema fiscale, dal 2017 ha favorito l’apertura del mercato locale al commercio internazionale; in alcuni casi ha causato un aumento dei prezzi dei beni, tuttavia la crescita dei consumi resta forte, così come le stime future che prevedono una variazione del Pil del 7,9% nel 2019. Il tasso di disoccupazione è arrivato al 6,1% rispetto valori di poco superiori al 3% negli anni precedenti. Le elezioni di Aprile vedono una competizione fra i nazionalisti di Modi e Gandhi, leader del Partito del Congresso. Modi – in carica dal 2014 - ha chiuso importati accordi commerciali, tuttavia i contrasti con il Pakistan hanno creato tensione tra la popolazione, rallentato l’economia e peggiorato il mondo del lavoro. I consensi per Gandhi si attestano pertanto in aumento. La rupia indiana ha subito un forte crollo nella fase di crisi della Turchia e dell’Argentina per una paura di contagio, i Cds a 5 anni sono aumentati da 80 a 110 punti. Il cambio InrUsd nel 2018 ha perso fino al 15%, per poi recuperare il 7%; da inizio anno il cambio è stabile.
L’india è un forte importatore del fabbisogno energetico per circa l’80%, un rincaro del petrolio è quindi negativo per il paese. L’inflazione da valori superiori al 14% nel 2009 è scesa al 2,5%. La Borsa indiana negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita annua (in Usd) del 9% rispetto al 4,8% dei paesi emergenti (in Usd), da inizio anno la crescita è stata del 2,65% rispetto all’indice di confronto (8%). È possibile esporsi al mercato indiano con Etf e fondi, inoltre è possibile acquistare strumenti governativi in valuta locale.