L’economia russa è tornata a crescere dell’1,5%, dopo il crollo registrato negli anni precedenti, soprattutto nel 2015 quando il Pil ha accusato un -2,5% sulla scia della forte discesa del prezzo del petrolio e delle sanzioni internazionali per la guerra in Ucraina. Per il 2018 si stima una crescita all’1,7%. Il tasso di cambio Rubblo contro Euro ha registrato un crollo del 50% circa tra inizio 2014 e inizio 2016 e ad oggi è riuscito a recuperare il 33% dai minimi. La Banca centrale di recente ha tagliato ancora i tassi d’interesse, per la settima volta in un anno, portandoli al 7,5%. La decisione deriva da un miglioramento del tasso atteso di inflazione; le variazioni dei prezzi al consumo dovrebbero infatti persistere vicino al target fissato al 4% dalle Autorità locali. A dicembre 2017 il dato segnava un 2,5% quando nel 2015 si attestava a livelli superiori al 15%.
Inflazione e tassi in calo stanno sostenendo i prezzi sul comparto obbligazionario dove i rendimenti a 2 anni sono passati dall’8,33% di inizio 2017 al 6,65%. Da inizio 2018 l’indice azionario russo evidenzia una performance positiva del 4,6% circa (in euro), rispetto all’indice dei paesi emergenti che registra una performance negativa del 2,24% circa (in euro), ma le questioni geopolitiche interne e le tensioni verso gli Usa potrebbero riportare una certa volatilità sull’indice. È possibile esporsi sul mercato russo tramite Etf e fondi, oppure con l’acquisto di singole obbligazioni governative in dollari Usa o rubli.