Un’esposizione al settore delle utility come safe haven dai rischi geopolitici

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Un’esposizione al settore delle utility come safe haven dai rischi geopolitici

Un’esposizione al settore delle utility come safe haven dai rischi geopolitici
L’escalation della crisi nordcoreana potrebbe indurre gli investitori a spostarsi su settori più difensivi, a protezione del proprio portafoglio  
 
Durante il mese di agosto, gli indici di volatilità sono stati spinti, per ben due volte nel giro di pochi giorni,  sui massimi da  inizio anno dai venti di guerra e d’incertezza politica sul fronte nordcoreano. Nelle ultime settimane, quindi, anche sui mercati azionari si è iniziato a prezzare il rischio geopolitico che circonda il nuovo corso presidenziale statunitense e le ripercussioni sulle tensioni presenti nell’area del Pacifico, dove la Corea del Nord continua a svolgere i suoi test nucleari, con gli Stati Uniti che vogliono imporre sanzioni economiche pesantemente punitive, mentre la Russia e la Cina puntano a ottenere un accordo diplomatico che possa risolvere la crisi.

In  questo  contesto,  un  investitore potrebbe essere alla ricerca di un safe haven per proteggere  i propri  investimenti dalle escalation che potrebbero scaturire dal braccio di ferro tra le principali potenze mondiali. 

Tipicamente, i beni rifugio su cui spostare gli investimenti in periodi di profonda incertezza sono l’oro e il dollaro, ma si potrebbero adottare anche soluzioni differenti. Si potrebbe, infatti, pensare di spostare l’esposizione  azionaria  su  settori  che storicamente  ottengono  performance superiori all’indice generale, in periodi volatili e definiti, e per tale ragione, definiti difensivi.

Il settore delle utility risponde appieno a queste caratteristiche, data la stabilità dei dividendi distribuiti dalle società che ne fanno parte e la natura stessa dei servizi offerti, essenziali per  i consumi di base delle famiglie e per la produzione industriale. 

Di conseguenza, anche  in presenza di forti  shock negativi di diversa natura, saranno tra quegli asset che reagiranno meno  negativamente.  Oltre  a  ciò,  in molti casi, si tratta di società che mantengono  un  forte  potere  di  mercato all’interno  dei  propri  Paesi  di  riferimento. Non a  caso,  l’indice  settoriale delle utility ha avuto una performance migliore rispetto all’indice generale Msci World proprio nei mesi in cui si è intensificato  l’avvicendarsi  di  notizie  sulla Corea del Nord.

Confrontando  le percentuali di  rendimento dei due indici, si nota infatti che quello  settoriale,  se  si  considerano  le performance nei due mesi estivi di luglio e agosto (dal 1° luglio al 31 agosto), ha reso il +5,74%, ovvero il 3,11% in più rispetto all’indice generale (vedi grafico 1). 
Un’esposizione al settore delle utility come safe haven dai rischi geopolitici
A livello globale, le principali società del settore utility si concentrano negli Stati Uniti e in Europa.  Le due aziende più importanti negli Usa, NextEra  Energy  e  Duke  Energy,  sono entrambe società di distribuzione energetica  il  cui business  si  sta  spostando sempre  più  verso  soluzioni  legate all’energia  rinnovabile,  soprattutto da fonte solare. 

La Duke Energy, in particolare, a settembre  ha  deciso  di  rinunciare  ai  propri piani  d’investimento  nel  settore nucleare, per spostare sei miliardi di dollari  su  progetti  legati  a  nuovi  panelli solari e all’innovazione della rete elettrica.  In  Europa,  le  principali  aziende sono  l’italiana  Enel  e  la  spagnola Endesa, controllata dalla prima. In primavera, tra l’altro, le due società sono state  oggetto  di  indiscrezioni  di mercato,  smentite  immediatamente  da Enel, che ipotizzavano una possibilità di cessione del  controllo di  Endesa  a un gruppo di fondi di private equity.

L’investitore  che  ha  come  obiettivo quello  di  adottare  un  approccio  più difensivo,  o  colui  che  si  propone  di avvantaggiarsi  tatticamente  dalla  attuale situazione geopolitica e, di riflesso, sui mercati, ha 8 diversi Etf a disposizione su Borsa Italiana per poter accedere a quest’asset class (vedi tabella 1). Le differenze riguardano principalmente l’area  geografica  di  riferimento,  ma anche i relativi benchmark. Quattro Etf si espongono, infatti, a società europee, replicando due distinti indici, ovvero lo Stoxx  Europe  600  Utilities  e  l’Msci Europe Utilities. 

Le  differenze  tra  i  due  indici  sono minime:  il  primo  offre  una maggiore diversificazione, poiché dà accesso a 30 società, mentre il secondo investe su 21 componenti, anche se  le nove società aggiuntive  detengono  ponderazioni molto  contenute  all’interno  del  benchmark.

Per  ogni  indice  è  possibile  avere  sia fondi  a  distribuzione  (Lyxor  Stoxx Europe 600 Utilities e Amundi Etf Msci Europe Utilities) sia fondi ad accumulazione (Spdr Msci Europe Utilities e db xtrackers Stoxx Europe 600 Utilities). Tutti gli Etf focalizzati sulle aziende europee sono a replica sintetica, escluso quello di SPDR che, invece, impiega la replica fisica. 

Due degli  strumenti presenti  su Borsa Italiana, ovvero il Source Utilities S&P Us Select Sector Etf e lo Spdr S&P Us Utilities Select Sector Etf, danno accesso al comparto  delle  utility statunitense. L’unica differenza tra i due Etf sta nelle modalità  di  replica  adottata:  sintetica per il primo, fisica per il secondo. La stessa caratteristica differenzia i due fondi che replicano l’andamento del settore utility globale, ovvero il db x-trackers Msci World Utilities Etf  (a  replica fisica) e il Lyxor Msci World Utilities Tr Etf (a replica sintetica). Tutti questi Etf prevedono la capitalizza zione  dei  dividendi  e  l’esposizione  al rischio di cambio.